Nessun ultimatum, ma la situazione rimane tesa. Alitalia, Etihad e il ministero dei Trasporti italiano smentiscono l’indiscrezione secondo cui James Hogan, amministratore delegato della compagnia araba, avrebbe dato tempo alla società italiana fino a lunedì 28 per chiudere l’accordo, altrimenti il gigante di Abu Dhabi avrebbe fatto marcia indietro. Rientra quindi l’allarme più serio, dal momento che, senza l’aiuto degli arabi – chiamati a rilevare il 49% dell’azienda –, l’ex compagnia di bandiera italiana tornerebbe immediatamente a viaggiare verso la bancarotta. La strada per arrivare all’intesa finale, tuttavia, è ancora ingombra di ostacoli.
Intanto, questa mattina va in scena l’assemblea dei soci Alitalia che dovrebbe approvare il bilancio 2013 (chiuso con una perdita di 569 milioni di euro) e un aumento di capitale da 250 milioni di euro (altra condizione posta da Etihad per entrare nel capitale). La soluzione più probabile, almeno per oggi, è il rinvio.
Fra gli azionisti, infatti, resta da risolvere il dilemma della Poste. La società è entrata in gioco lo scorso autunno, quando l’ex amministratore delegato, Massimo Sarmi (in lizza per la riconferma), accettò di soccorrere il governo Letta investendo 75 milioni in Alitalia. Soldi che hanno portato le Poste ad essere oggi il principale socio della compagnia aerea (al 19,5%), davanti a Intesa Sanpaolo.
Il problema è che nel frattempo Sarmi è stato sostituito da Francesco Caio e Letta da Matteo Renzi. Il nuovo ad ha già fatto sapere che, essendo la sua società prossima alla quotazione in Borsa, ogni investimento deve avere “un forte orientamento al futuro”. Traduzione: Poste accetterebbero di tenere in portafoglio il 5% di una newco ripulita, ma non di farsi carico dei vecchi debiti di Alitalia. “Si tratta di scelte di azionisti privati che devono trovare la sintesi”, ha commentato il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi.
Anche sul versante sindacale manca unità d’intenti. La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha detto ieri che “con la mobilità del personale Alitalia il Governo apre un precedente pericolosissimo”. La Uil, invece, ha boicottato il referendum fra i lavoratori indetto da Cgil e Cisl. Lo ha definito “una farsa” e ne ha organizzato un altro per la settimana prossima.
Questa mattina, intanto, è stato reso noto il risultato della prima consultazione: il quorum non è stato raggiunto, ma l’accordo integrativo (che contiene anche il taglio al costo del lavoro) resta valido, come ha confermato via twitter Giovanni Luciano, segretario generale della Fit Cisl: “Circa il 30% di votanti in 25 ore di seggi aperti con oltre 80% di sì. Quorum mancato, accordo salvo”.