Il vertice a Palazzo Chigi si è risolto in un nulla di fatto e sabato Alitalia rischia di dover spegnere le turbine. Il Governo continua a cercare un partner pubblico per la malandata compagnia di bandiera, che necessita di un rifinanziamento da 300 milioni di euro per sostenere il piano industriale al 2016 (l’assemblea si riunirà il 14 ottobre). Oggi gli incontri proseguono a oltranza.
L’ipotesi di un matrimonio con Ferrovie dello Stato è sfumata (secondo il premier Enrico Letta le condizioni poste dall’ad Mauro Moretti erano troppo stringenti) ed ora la pista più accreditata sembra quella che porta a Fintecna, società della Cassa depositi e prestiti che potrebbe rilevare il 15-20% di Alitalia.
Ci sarebbero dei vincoli statutari da superare, ma, se anche questa alleanza dovesse sfumare, il Governo resta determinato a trovare una soluzione che preveda il coinvolgimento di soggetti statali (pur escludendo un intervento diretto del Tesoro). Le banche hanno già sottolineato più volte di essere disposte a partecipare all’aumento di capitale solo se lo Stato avrà un ruolo nel piano di salvataggio. Sulla stessa linea i fornitori della compagnia, Adr ed Eni, che vantano crediti milionari.
In ogni caso, qualcuno tra i presenti all’ultima riunione resta convinto che l’unica soluzione davvero percorribile sia la vendita ad Air France-Klm. La compagnia aerea italiana è alla ricerca di 500 milioni di euro di capitali freschi dopo aver accumulato perdite per più di 1,1 miliardi e debiti per circa un miliardo da quando nel 2009 è stata rilevata da un gruppo di imprenditori italiani e al 25% da Air France-Klm. Ormai il tempo sta scadendo: “Alitalia rischia di portare i libri in tribunale se nel giro di un paio di settimane non si trova una soluzione sull’aumento di capitale”, ha detto una fonte governativa citata dall’agenzia Reuters.
E dire che ieri sera intorno al tavolo c’erano proprio tutti. Per il Governo erano presenti, oltre a Letta, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi e i ministri Flavio Zanonato (Sviluppo) e Maurizio Lupi (Trasporti). Per Alitalia hanno partecipato invece il presidente e l’amministratore delegato, Roberto Colaninno e Gabriele del Torchio. Le banche erano rappresentate da Federico Ghizzoni (Unicredit), Gaetano Miccichè (Intesa Sanpaolo), Gerardo Braggiotti (Banca Leonardo). A completare il quadro, una serie di consulenti legali.
“Il governo non ha mai proposto un ingresso di Fs in Alitalia – ha detto Lupi –. Si stanno verificando tutte le ipotesi a fronte di un progetto industriale per come salvaguardare un asset strategico. Continuiamo a lavorare”.
Intanto arrivano pessime notizie sul fronte dei carburanti. In serata Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, ha annunciato che le forniture di Alitalia saranno garantite “fino al 12 ottobre”, perché “non possiamo rinnovare il fido a una società che non dà sicurezza. Abbiamo già un’esposizione importante ma se la società non riscuote nemmeno la fiducia dei suoi azionisti, non possiamo tenerla in vita noi con il carburante”.