Mentre il dossier Telecom viaggia ancora in alto mare e la maggioranza è spaccata sul caso Berlusconi, un’altra vicenda divide il governo Letta. Si tratta ancora una volta della possibilità di cedere a mani straniere il controllo di un’importante azienda italiana. Stavolta però non si parla di asset propriamente strategici, ma della compagnia aerea di bandiera: Alitalia.
Sono ore cruciali per il destino della società. In mattinata si riunisce il Cda, che fra le altre cose, valuterà l’ipotesi di un aumento di capitale che dovrebbe permettere al gruppo Air France-Klm di assumere il controllo della compagnia. Per discutere di questo progetto, inoltre, nelle prossime ore il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, incontrerà il suo omologo francese, Frederic Cuvillier. Ma nell’Esecutivo c’è già chi protesta.
ZANONATO: STOP AI FRANCESI, CERCHIAMO ALTRI PARTNER
“L’aumento di capitale di Air France-Klm per Alitalia? Credo che da quest’operazione alla fine Alitalia verrebbe fortemente ridimensionata – ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, in un’intervista al Sole 24 Ore –. Lavoriamo a una soluzione ponte con il coinvolgimento di alcune banche: poi la ristrutturazione aziendale e la ricerca di altri partner. La mia opinione è che in questa fase bisogna assolutamente evitare che Alitalia sia preda di acquirenti che possano avere interessi strategici diversi da quelli del nostro Paese. Non si possono avere due negozi simili, uno accanto all’altro, perché quando uno compra l’altro tenderà naturalmente a limitarne l’azione. Mi preoccupa l`ipotesi che una compagnia sposti tutto l`asse del trasporto aereo centrale in Francia, con l`Italia marginalizzata”.
LUPI: CHIEDERO’ GARANZIE SU PROGETTO E OCCUPAZIONE
Da parte sua, il ministro Lupi ha garantito ai microfoni di Radio Anch’io che chiederà garanzie precise a Cuvillier: “Quello che dirò ad Air France, perché questo è il compito del governo, è una cosa semplice: a noi interessa il progetto industriale che un investitore ha su un’azienda così importante. Chiederemo garanzie sui voli internazionali e sugli hub e la tutela e lo sviluppo dei posti di lavoro”.
IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ECONOMIA: OK SOCI STRANIERI, MA CONTROLLO ITALIANO
Una posizione ancora più specifica è quella di Simona Vicari: “Va bene che ci siano tanti soci, anche stranieri, ma non dovrebbero possedere una quota di capitale superiore a una certa soglia, che ne porti all’acquisizione e al controllo – ha detto il sottosegretario allo sviluppo economico a Radio 1 Rai –. Su Alitalia stiamo probabilmente intervenendo in tempo, con la determinazione del ministro Lupi, e su questo rispetto a Telecom c’è nel governo una sensibilità e una capacità tecnica maggiore”.
L’ESPERTO: FUSIONE UNICA ALTERNATIVA AL FALLIMENTO
Infine, un parere accademico. “Siccome in questo momento per Alitalia l’alternativa è il fallimento, non si può che accettare la proposta di Air France, (già socia della compagnia tricolore con una partecipazione del 25% che salirebbe intorno al 50%, ndr)”. Lo afferma in un’intervista a La Repubblica Marco Ponti, docente di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano.
Quanto a soluzioni a difesa dell’italianità che chiamino in causa le Ferrovie dello Stato o la Cdp, Ponti ddice “basta ai soldi pubblici: evitiamo l’intervento di Cdp o di Ferrovie, sarebbe una ripubblicizzazione dopo aver già speso 5 miliardi dei contribuenti”.
A proposito dell’altro possibile accordo, quello con la compagnia aerea araba Etihad, Ponti ha chiarito: “Premesso che il matrimonio sembra ormai sfumato e che la compagnia degli Emirati Arabi, essendo extra-comunitaria, non avrebbe potuto rilevare che una quota di minoranza di Alitalia, devo ammettere che il loro piano non era poi così male. Non essendo concorrente diretta della compagnia italiana, Etihad avrebbe forse privilegiato l’intercontinentale, puntando a un dimagrimento negli altri due mercati. Ma le cose sembra stiano andando in maniera diversa”.