La soluzione del caso Alitalia slitta a dopo le elezioni politiche. Lo ha deciso il governo in accordo con i commissari che gestiscono l’ex compagnia di bandiera. Troppo rischioso affrontare in piena campagna elettorale una partita così delicata, che quasi certamente comporterà migliaia di esuberi.
Al momento, l’offerta più concreta rimane quella di Lufthansa, che mette sul piatto 300 milioni di euro ma pretende una forte cura dimagrante della compagnia, soprattutto per quanto riguarda il numero dei dipendenti.
In campo restano anche Air France-Klm, easyJet, Delta e Cerberus. La compagnia franco-belga e la low cost britannica (che ha scaricato il fondo Usa) sono alleate, mentre la compagnia americana parrebbe intenzionata a trattare in solitaria, perlomeno in una fase iniziale. In realtà, ognuno di questi pretendenti potrebbe scendere a patti con uno degli altri oppure uscire di scena improvvisamente.
Il governo lo sa, anche per questo ha scelto di rallentare. Del resto, al momento non c’è fretta. Anzi: la gestione dei commissari permette di affrontare le trattative per la cessione con meno urgenza rispetto al passato. I conti di Alitalia, infatti, sono migliori del previsto. Dopo il +1% registrato l’anno scorso, il fatturato è avviato a chiudere in terreno positivo anche questo esercizio.
Quanto al prestito ponte da 900 milioni concesso dal governo, è ancora intonso, anche se l’operazione ha destato i sospetti della Commissione europea, che vuole capire se si sia trattato di un aiuto di Stato irregolare. Su questo fronte, tuttavia, i commissari di Alitalia sembrano tranquilli, perché il prestito fu concesso a condizioni di mercato.