Il marchio Alitalia costa troppo. Può essere riassunto così il risultato dell’asta che metteva in vendita il marchio dell’ex compagnia di bandiera a un prezzo minimo di 290 milioni di euro. Secondo quanto rivelato dal Corriere della Sera, infatti, i commissari non avrebbero ricevuto nessuna offerta vincolante entro la scadenza stabilita (le 14 di lunedì 4 ottobre). Non si è fatta avanti nemmeno Ita, la nuova società che dal 15 ottobre prenderà il posto di Alitalia, decollando con 52 aerei e 2.800 dipendenti.
Il presidente di Italia Trasporto Aereo Alfredo Altavilla, d’altronde, lo aveva anticipato. La cifra richiesta, secondo lui, era “irrealistica” perché “rende antieconomico l’investimento. Non può valere tanto un marchio che ha caratterizzato un’azienda che ha perso tre miliardi e mezzo a livello operativo in 11 anni”. Una valutazione condivisa anche da Ryanair, che nei giorni scorsi si è tirata fuori dalla corsa per l’acquisto del brand perché “perché privo di valore commerciale” e confermata anche da alcuni esperti esterni che, nell’ambito delle perizie effettuate, hanno valutato il brand Alitalia 140-150 milioni di euro, la metà della base d’asta stabilita dai commissari.
E ora che si fa? A meno di sorprese dell’ultim’ora, l’iter continua con la seconda fase di aggiudicazione alla quale saranno ammesse anche offerte vincolanti inferiori ai 290 milioni di euro. Se anche il secondo tentativo dovesse andare male, ai commissari non resterebbe altro da fare che andare avanti con la vendita del marchio “senza vincoli procedurali nei confronti dell’operatore economico da essi individuato”, spiega il bando. Parlando in parole povere, si passerebbe ad una trattativa privata, probabilmente con Ita che a quel punto potrebbe tornare in gioco offrendo una cifra considerata “congrua” dalla società. Le operazioni sul marchio Alitalia, secondo quanto stabilito, dovranno concludersi entro la fine dell’anno.
Nel frattempo continuano le proteste dei dipendenti Alitalia. È in programma per oggi, martedì 4 ottobre, al ministero del Lavoro il tavolo con i sindacati per chiudere la procedura per la Cigs fino al settembre 2022.