Alla fine anche le Ferrovie dello Stato si sono dovute arrendere al venir meno delle condizioni indispensabili al decollo del consorzio di salvataggio di Alitalia. Ne ha preso atto con rammarico il cda di ieri delle Fs dopo aver registrato la defezione di Atlantia del giorno prima e gli insufficienti impegni di Delta Airlines. Il salvataggio è per ora congelato e Alitalia va perciò verso l’ottavo rinvio della scadenza per far partire il salvataggio.
“Ad oggi – recita una nota delle Fs – non sono ancora maturate le condizioni necessarie per dare il via ad un consorzio” che salvi e rilanci la tormentata compagnia aerea.
Ora la parola passa perciò ai commissari di Alitalia e al Ministero dello Sviluppo economico, che dai tempi di Di Maio in poi ha pilotato senza successo l’operazione.
I termini per la formazione del consorzio, più volte prorogati, scadono proprio oggi ma è del tutto probabile un nuovo rinvio perché, in una situazione politica già tesissima come l’attuale, il Governo non potrebbe reggere di fronte alla liquidazione di Alitalia e al licenziamento di 11 mila dipendenti, che diventano 22 mila con l’indotto. Il prestito ponte di 400 milioni appena deciso dal Governo dovrebbe permettere ai commissari, in carica ormai da 30 mesi, di tenere accesi i motori di Alitalia in attesa che la situazione si chiarisca e che si ritenti di rilanciare il consorzio con Fs, Tesoro e forse di nuovo Atlantia e Delta.
Ma allo stato la situazione è molto incerta e il tempo stringe mentre la compagnia perde 900 mila euro al giorno e i contribuenti continuano a pagare per tenere in vita un’azienda palesemente decotta e che in 45 anni è costata allo Stato (e dunque ai contribuenti) la bellezza di 9 miliardi e 200 milioni.