Sono ore decisive per il futuro di Alitalia: o si arriva finalmente all’accordo con gli arabii di Etihad o salta tutto e 12 mila lavoratori della compagnia aerea finiscono sul lastrico mentre gli azinisti incassano perdite molto rilevanti.
I nodi da risolvere sono due: in primo luogo c’è quello sindacale. Senza un chiaro sì dei sindacati all’accordo si va al disastro ed è per questo che i soci come il governo Renzi sperano che in extremis i sindacati salvino l’Alitalia accettando i pur indubbi sacrifici salariali e occupazionali che l’accordo con gli arabi richiede: ma il rifiuto sarebbe disastroso e molto più doloroso.
Il secondo nodo da isolvere riguarda la collocazione di Poste italiane nell’aumento di capitale e nel futuro assetto azionario, Francesco Caio, il nuovo numero uno delle Poste, si trova tra Scillie Cariddi: vuol dare una mano al decollo della nuova Alitalia ed è pronto ad investire fino a 70 milioni ma non può fare sconti perchè è alla viglia dell’Ipo di Poste e sa che il mercato non tollera pasticci. In altre parole Caio è pronto ad investire nella nuova Alitalia ma non a coprire le perdite pregresse. Una posizione che però indispettisce i soci bancari (Intesa e Unicredit) costretti a farsi della disastrosa eredità del recente passato della compagnia.
Forse la quadratura del cerchio verrà dalla costituzione di una societ-cuscinetto composta dai vecchi soci di Cai e da Poste che a sua volta investirà nella newco con Etihad. Ma il confronto, sia con i sindacati che con Poste, si svolge sul filo del rasoio e le prossme ore saranno cruciali.