Alitalia alla resa dei conti. Continua incessante il braccio di ferro a tre tra governo, azienda e sindacati sul rinnovo del contratto, tappa cruciale per la compagnia, il cui futuro continua a scricchiolare nonostante la nuova proprietà. L’emergenza però non è solo il nuovo piano, che dovrebbe essere presentato entro metà marzo, e il conseguente rinnovo del contratto in scadenza (il vecchio è stato prolungato fino ad aprile), ma anche e soprattutto il rapido esaurirsi della liquidità.
C’è margine fino alla fine di marzo, al massimo fino a metà aprile, poi senza il via libera al piano di Unicredit e Intesa Sanpaolo, soci e creditori, i soldi nelle casse della compagnia aerea potrebbero esaurirsi. Ed è per prepararsi a questo scenario estremo che sul tavolo del governo è già pronta una soluzione: l’amministrazione controllata, un commissariamento in tutto e per tutto simile a quello del 2008. Con il quale il governo scriverebbe in prima persona la rotta di risanamento del vettore.
Da Alitalia per ora nessun commento ufficiale su questo scenario, nella consapevolezza che l’unico modo per evitarlo è ottenere dai soci il via libera al piano. Il lavoro dei consulenti, Roland Berger per la parte industriale e Kpmg per quella finanziaria, è dunque alle battute finali: già in settimana, forse dopo un passaggio lampo in consiglio di amministrazione, il documento potrebbe essere presentato a governo, sindacati e azionisti. Comprese le banche, che devono assicurare le linee di credito necessarie a sostenerlo.
Intanto le stime dicono che Alitalia ha chiuso il 2016 con un passivo di circa 500 milioni di euro. La prima versione del piano quinquennale messo a punto dall’ad Cramer Ball prevedeva una riduzione dei costi per 160 milioni di euro nel solo 2017, esclusa la voce riguardante il personale. Ma dopo una prima verifica parrebbero invece necessari più tagli e sin da subito: se ne saprà di più in settimana.