Governo e sindacati hanno trovato un accordo sulla cassa integrazione straordinaria per i lavoratori di Alitalia. La misura, in scadenza il 31 dicembre, sarà estesa di altri tre mesi, fino al 31 marzo, ma riguarderà un numero di dipendenti leggermente inferiore: dagli attuali 1.075 si scende a 1.020, di cui 70 comandanti, 310 assistenti di volo e 640 addetti di terra. Nella seconda metà dell’anno scorso, i lavoratori in cigs erano ancora 1.360.
“L’accordo — commenta Salvatore Pellecchia, segretario generale Fit-Cisl — serve per passare la nottata in attesa che il commissario Leogrande abbia tempo di fare proposte, che per quanto ci riguarda devono salvaguardare i livelli occupazionali e il reddito ed essere finalizzate al rilancio e non al solo salvataggio di Alitalia”. Sui livelli occupazionali, però, l’intesa si limita ad assicurare “percorsi di riqualificazione professionale per figure poste in cigs a zero ore o a rotazione tali da consentire, da una parte, una ricollocazione delle stesse nell’ambito della organizzazione aziendale più strettamente connesse alle funzioni operative di business e, dall’altra, un aggiornamento delle competenze professionali”.
Per quanto riguarda invece il decreto sul nuovo prestito ponte per Alitalia – altri 400 milioni che consentiranno alla compagnia aerea di rimanere in vita fino all’inizio dell’estate – l’esame riprenderà martedì 7 gennaio in commissione Trasporti della Camera, dove saranno ascoltati i rappresentanti di Lufthansa, del commissario straordinario Giuseppe Leogrande, e del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.
Lo stesso 7 gennaio è anche l’ultimo giorno in cui i gruppi potranno presentare emendamenti al testo, che dovrebbe approdare in Aula alla Camera il 13 gennaio per la discussione generale.
Intanto, nelle trattative con i privati per il salvataggio di Alitalia, Lufthansa ha aperto una linea diretta con il governo italiano. I tedeschi hanno nel nostro Paese il secondo mercato al mondo dopo gli Usa e vogliono la compagnia romana per incrementare i propri slot, ossia le bande orarie in cui i loro aerei possono decollare e atterrare negli aeroporti italiani, principalmente Fiumicino, Malpensa e Linate. Il problema è che, per sobbarcarsi il fardello di Alitalia, Lufthansa continua a chiedere circa 5mila esuberi.