Appassionati come sono di diete, ma anche di buona tavola, gli italiani diventano caso di studio. L’Università Bicocca di Milano vuole capire in profondità cosa è successo nelle case, da Nord a Sud, durante il coronavirus. Sono state davvero così irreprensibili le famiglie nell’adattarsi a stare chiuse nelle mura domestiche, a comprare l’indispensabile quando uscivano, pensando anche alla salute, e di sicuro, come dice il vecchio adagio popolare ?
Di alimentazione, sostenibilità, salute e resilienza tratterà il padiglione italiano all’Expo di Dubai del 2021. La Bicocca si è mossa per tempo lanciando una ricerca per comprendere come e se le abitudini alimentari degli italiani siano cambiate durante il periodo di isolamento da covid 19. Chiunque lo desidera può partecipare compilando un questionario anonimo sul sito dell’Università. Un format curato dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia e da “Best4Food”, il centro dedicato al cibo dell’ateneo milanese:
Il prof Paolo Galli, ordinario di Ecologia e Direttore del MaRHE Center coordina il lavoro. Lo scopo della ricerca è di comprendere se, “ le strategie di acquisto, preparazione e consumo dei cibi si siano modificate rispetto alle abitudini consolidate dei periodi ordinari “. Di conseguenza se queste scelte siano collegate al benessere/malessere psicologico ed emotivo vissuto dagli individui, al benessere fisiologico della persona e alla sostenibilità sociale, ambientale ed economica. La filiera agroalimentare italiana è stata tra le più massacrate dell’epidemia. Il deficit economico ha camminato insieme con uno stato psicologico frustrante e negativo di milioni di persone, sin dagli acquisti. È accaduto tanto nella grande distribuzione, quanto nella rete commerciale di prossimità. Quanto alla sostenibilità ed alle ricadute economiche su produzione o coltivazione la ricerca ci dirà in che misura gli acquisti in quarantena abbiano premiato o danneggiato le organizzazioni “verdi “. È stato giusto, quindi, organizzare il format su accesso al cibo (scelte, acquisti), abitudini culinarie (raccolta di informazioni, preparazione), pratiche di consumo degli alimenti (diete, preferenze), condizione psicologica/emotiva degli individui durante i giorni dell’emergenza. Capiremo se i buoni consigli ecosostenibili resistono anche alle pandemie.