Non solo slogan. La spesa a chilometro zero ha conquistato gli italiani. Il lungo lockdown li ha fatti crescere nei consumi consapevoli, facendo salire in generale la sensibilità familiare verso ambiente e cucina. La compagnia di assicurazione Reale Mutua ha creato un Osservatorio per studiare i comportamenti degli italiani in una sua strategia di welfare. Hanno necessità queste società di intercettare tendenze e bisogni di massa per ristrutturare servizi, proporre soluzioni, in una complicata ripartenza.
Per quanto riguarda la spesa, dunque, più di 1 italiano su 3 – il 41 % – ormai la fa direttamente dal produttore, dice una ricerca Reale Mutua – Istituto Nextplora. Un paniere tutto Made in Italy composto di frutta, verdura, vino, formaggi, scelti “ perché garanzia di qualità, cura dei prodotti e, molte volte, in virtù di un rapporto di fiducia con il produttore stesso”. Un atto di fiducia largo, molto efficace se è fatto, coma appare, con motivazioni di sostenibilità ambientale.
E, allora, perché non mettere insieme anche visione green e capacità digitale? Certo. Il 63% degli intervistati è entusiasta di ricorrere ad app e piattaforme online. Fondamentale anche la consegna a domicilio, a prescindere dall’età del consumatore.
Effetti della pandemia che possono svanire quando tutto ritornerà normale? Non è detto, vista la tendenza della consegna a casa già prima del Covid. È apprezzata soprattutto da giovani e giovanissimi che, guarda caso, sono anche i meglio attrezzati in fatto di tutela dell’ambiente. Non vanno sui cibi pesanti. Anzi, come dimostrato da tante altre ricerche prediligono i prodotti dell’agricoltura biologica.
Un’altra area importante del Made in Italy, spiega la ricerca, perché questi prodotti rispettano criteri di sostenibilità (44%) e fanno bene alla salute (22%). Il riflesso psicologico, ma soprattutto alimentare, degli acquisti a chilometro zero è la stagionalità di quello che si prende dal produttore.
Sono prodotti che vanno in tavola entro pochi giorni ritenuti a larga maggioranza più salutari e in grado di sostenere l’economia agricola dei territori. Una sintesi “futurista” di italian green food.