Si chiama Alessio Lacco e la sua pizzeria è alloggiata su un Apecar del 1982 con la quale gira per le vie di Atlanta, la capitale della Georgia, la città delle grandi università americane, distribuendo pizze napoletane.
Napoletano, classe ‘91, una passione per la pizza che lo accompagna sin da quando era ragazzino, con zio William come mentore e il desiderio, un giorno, di trasferirsi negli States e provare a realizzare il classico american dream. Ma prima, saggiamente, decide di seguire il corso AVPN, l’Associazione Verace Pizza Napoletana, convinto che la professionalità premi sempre.
L’avventura americana del ragazzo inizia nel 2013 e parte da Dallas, dove apre la sua prima pizzeria, ovviamente “targata” AVPN. Quindi si sposta in California e da lì avvia una carriera come “Consulente della Pizza Napoletana”. Apre altri locali, sempre sotto l’egida AVPN, in Indiana, Oregon, Connecticut per poi proseguire con Bahamas, Thailandia, Paesi Arabi, America del Sud e Norvegia. Sembra l’inizio di un’ascesa inarrestabile ma arriva la pandemia e per Alessio, come per molti altri, è un colpo durissimo.
“Nel marzo del 2020 mi sono trovato improvvisamente senza lavoro – racconta Lacco – ma non ho perso le speranze e mi sono rimboccato le maniche. Un paio di anni prima avevo comprato un Apecar 1982 modello mp601. L’ho fatta tutta restaurare, ci ho fatto mettere sopra un forno a legna, un lavandino e frigorifero, l’ho portata ad Atlanta, dove nel frattempo mi ero trasferito, e con il prezioso aiuto di mia moglie abbiamo deciso di aspettare che la bufera passasse per provare a realizzare il nostro nuovo progetto”.
L’idea è semplice: diventare un “ambulante” della pizza napoletana. Vendere il prodotto nei parchi, nelle strade, nelle piazze. Il successo, terminato il periodo più difficile determinato dal Covid, è immediato. La pizza on the road di Alessio Lacco diventa un must: feste aziendali, party privati, una clientela sempre più upper class. L’Apecar di Lacco entra nelle ville dei miliardari, degli sportivi, delle celebrities di Atlanta ma anche di altri Stati. E i media non tardano ad accorgersi di lui e del suo team: Netflix gli dedica uno spazio importante, per gli inizi di dicembre è previsto un servizio sulla CNN, partecipa a feste glamour dove è lui la vera star.
“Sapevo – dice oggi – che dall’altra parte dell’oceano avrei avuto bisogno di un endorsement come quello offerto dal marchio AVPN – spiega Alessio Lacco – e così è stato. Gli Americani sono giustamente attenti alla qualità e al rispetto delle regole. Se arrivi in casa loro a proporre un prodotto iconico come la pizza napoletana, vogliono che sia fatta seguendo tutti i crismi. Il resto, come spesso accade, è stato contrassegnato da una serie di fattori dove il destino, e anche la fortuna, hanno giocato un ruolo determinante”.
“Il successo di Alessio ci inorgoglisce – conclude il Presidente Pace – ed è la dimostrazione dell’appeal che la nostra pizza ha nel mondo. Siamo certi che molti altri seguiranno il suo esempio e che la pizza partita da Napoli continuerà il suo giro per il mondo grazie agli allievi formati nella nostra scuola e, da oggi, anche alle pizzerie Veraci “on the road”.
La AVPN ha osservato con grande curiosità e attentamente studiato il fenomeno dei food. Una tendenza che, partita dagli Usa, si è estesa rapidamente a livello globale. Per questo è stata studiata una certificazione ad hoc. E la prima certificazione 900 è stata attribuita a un napoletano “verace”, Alessio Lacco. Agli appassionati delle combinazioni dei numeri – sottolinea il presidente Pace – non sfuggirà il fatto che 900° Fahrenheit, pari ai nostri 480° C, è esattamente la temperatura per la cottura della vera pizza napoletana”.
D’altronde la pizza napoletana, nata nel ‘700 come street food, si diffuse grazie ai venditori che, a piedi prima e poi in bicicletta, poi ancora con carretti a pedali vendevano le pizze percorrendo le vie della città. La decisione dell’AVPN di prestare attenzione al cibo da strada e ai food truck in giro per il mondo è perfettamente in linea con la storia del prodotto iconico della cultura gastronomica napoletana, patrimonio UNESCO