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Alessandro Rossi direttore di L’Espresso apre il nuovo corso del settimanale con una doppia sfida

Chi è Alessandro Rossi, il nuovo direttore di L’Espresso. Come cambierà ora il settimanale? Indipendenza, inchieste, economia e nuove guide innovative. Ecco le novità

Alessandro Rossi direttore di L’Espresso apre il nuovo corso del settimanale con una doppia sfida

La linea politica non cambia. “Nel rispetto dei 150 mila lettori che ci seguono. Non sono tante le testate che possono vantare 40 mila copie vendute”.  Il direttore in uscita, Lirio Abbate, “resterà con noi. E’ un ottimo giornalista che ho imparato ad apprezzare in questi mesi”. A prima vista Alessandro Mauro Rossi, nuovo direttore de “L’Espresso” si accinge ad accomodarsi in punta di piedi alla scrivania che fu prima di Arrigo Benedetti, il fondatore, poi, dal 1963, di Eugenio Scalfari. 

Alessandro Rossi direttore di L’Espresso: una doppia sfida

Ma l’impressione è sbagliata: Rossi, che manterrà la direzione di Forbes Italia, si accinge ad una doppia impresa: da una parte recuperare un ruolo per l’informazione periodica, già depositaria per decenni dell’esclusiva del giornalismo di inchiesta, oggi ricacciata ai margini dall’evoluzione dei quotidiani. Dall’altra far leva su uno di punti di forza della storia del settimanale, l’attenzione all’economia, sbiadita nel corso degli anni. 

Non sono propositi astratto. Fin dall’arrivo del nuovo editore, Daniele Iervolino, il team della società Bfc Media ha lavorato alla progettazione di un Espresso profondamente rivisitato a partire dalla veste grafica fino alla presenza innovativa sul mercato. Ma, una volta affidate allo staff interno le riforme grafiche si sono diluite all’insegna del “ma abbiano sempre fatto così”.

L’Espresso: in arrivo due guide innovative su cibo e vino

Oggi si riparte con una strategia più aggressiva, un taglio aperto ai social e più ancora ad una presenza sul territorio, affiancando le novità editoriali ad una serie di eventi. “L’anno prossimo – anticipa Rossi – presenteremo due guide totalmente nuove, una dedicata al cibo, l’altra al vino, da lanciare con due grandi eventi pubblici a Milano”. Le due iniziative potranno contare su accordi, già siglati, con Warner Brothers e Google.  

L’Espresso: con Rossi focus sull’economia

E l’economia? Rossi, vecchia volpe dei mercati finanziari, non tradirà la sua vocazione. “Assolutamente no. Ma la mia esperienza con Forbes Italia mi ha confermato che esiste un modo di aziende di casa nostra che non aspettano altro che comunicare e dialogare con i mercati. C’è un grande spazio ma coprire”. Anche grazie alle assunzioni che rafforzeranno la redazione: mica grandi firme od articolesse, bensì cronisti in grado di scovare le nuove realtà. Alla Iervolino, per intenderci, “un editore che ci lascia piena libertà ma ha il diritto di chieder rispetto per la sua attività di editore che rischia del suo”. 

Parla così dalla sua casa nella campagna senese il neo direttore de L’Espresso, da sempre a disagio nei salotti, assai più disinvolto nelle vesti di buttero maremmano, capace di colpi d’estro quale “Aprilante”, il giallo scritto con il macellaio-cult Dario Cecchini, incrocio di due spiriti assolutamente politically incorrect destinati a suscitare brividi e disprezzo nella platea delle lettrici vegetariane e tofu dipendenti. Ma, a suo credito, Alessandro può vantare un coraggio non comune, a partire dalla rara qualità di aver sempre privilegiato scelte scomode all’insegna dell’indipendenza. Approdato a Repubblica su invito di Scalfari in persona, colpito da un’inchiesta sul Credito Romagnolo, Rossi lasciò il gruppo dopo l’incontro con Michael Bloomberg, così impressionato dal giovane cronista da concedergli, unico caso al mondo, l’uso del marchio. 

Da allora Rossi ha inanellato una serie di esperienze, dalle Gazzette di Longarini (suo il record della direzione in contemporanea di sei quotidiani) fino alla crescita di Bfc Media, la creatura leader nella gestione del risparmio fondata da Denis Masetti, oggi cresciuta in maniera esponenziale grazie al successo di Forbes. Una carriera onesta, senza la protezione di padrini eccellenti (ma sotto la lente di grandi editori Usa) di un giornalista che ha imparato a confrontarsi con il conto economico. 

L’uomo giusto per un test chiave: capire se Iervolino è già all’altezza di aspirare ad un salto di qualità, magari in Gedi. 

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