Condividi

Alberto Pera: “Ecco il presidente che serve all’Antitrust”

INTERVISTA AD ALBERTO PERA, già Segretario Generale dell’Antitrust – “Il nuovo presidente dell’Antitrust sia competente e indipendente ma anche coraggioso nel sostenere la concorrenza come volano di crescita” – Il ritorno dello Stato nel mercato: “Si dimentica che le privatizzazioni sono state la conseguenza del fallimento del sistema pubblico e che i guai di Alitalia vengono dalla passata gestione, non dai privati”

Alberto Pera: “Ecco il presidente che serve all’Antitrust”

“E’ molto importante che il nuovo presidente Antitrust sia una figura indipendente, competente e con un’apertura internazionale. Ma soprattutto in questo momento è rilevante che sia un convinto sostenitore della concorrenza come strumento di crescita per l’economia e che sia coraggioso nel portare avanti questa visione istituzionale”. Così sostine Alberto Pera, dieci anni passati in prima fila all’Autorità per la concorrenza come Segretario Generale, uno dei massimi esperti della materia, fondatore del dipartimento Antitrust dello studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners e attuale Presidente dell’Associazione Antitrust Italiana, a cui aderiscono i principali Studi legali e le società di consulenza economica antitrust italiane. Pera traccia per FIRSTonline il profilo ideale per il successore di Giovanni Pitruzzella che proprio questo fine settimana conclude il suo mandato alla guida dell’Autorità garante del mercato.

E’ l’occasione per un bilancio sullo “stato di salute” della concorrenza in Italia, messa sotto accusa negli ultimi mesi dalla nuova maggioranza Lega-M5S. Un “processo” che rischia anche di porre ombre minacciose sull’indipendenza delle Authority, come si è visto con il caso Consob e la spinta alle dimissioni del suo presidente, Mario Nava. Tutto ciò mentre si torna a parlare di nazionalizzazioni – per esempio per Alitalia o Autostrade – e il dirigismo dello Stato nell’economia si riaffaccia nel dibattito politico. Anticipiamo così anche i temi che saranno affrontati giovedì 4 ottobre nel convegno organizzato a Roma dalla Luiss e dall’Associazione Antitrust italiana di cui Pera è presidente.

Avvocato Pera, quale identikit si sentirebbe di suggerire ai presidenti di Camera e Senato che dovranno scegliere il successore di Giovanni Pitruzzella alla presidenza dell’Antitrust?

“Per risponderle vorrei fare una premessa. Pitruzzella nel suo mandato ha sottolineato il ruolo della concorrenza come fattore di crescita e di innovazione; ha applicato la normativa antitrust in modo deciso nei confronti dei cartelli, specie nel settore degli appalti pubblici; ha aperto nuovi fronti nei confronti dei grandi operatori dell’economia digitale; ha usato i nuovi poteri dell’Autorità nei confronti delle amministrazioni i pubbliche; ha agito in modo organico in materia di tutela dei consumatori. Sicuramente il giudizio sul suo mandato è positivo. Ora si tratta di proseguire, anche con maggiore decisione su questa stessa linea.

E poiché negli ultimi mesi la concorrenza non è particolarmente sotto i riflettori, abbiamo pensato di richiamare l’attenzione sul tema nel convegno che abbiamo organizzato il prossimo 4 ottobre insieme alla LUISS, in cui chiameremo a discutere non solo accademici e tecnici ma esponenti di impresa per illustrarci come la concorrenza determina la strategia delle imprese.

Tornando alla sua domanda, il nuovo presidente Antitrust che vorremmo è indipendente, competente, aperto alle relazioni internazionali e scelto con una procedura trasparente. Nei mesi scorsi l’Associazione Antitrust Italiana ha inviato una lettera al riguardo ai Presidenti delle Camere, che in effetti lo scorso 14 settembre hanno avviato una procedura pubblica per raccogliere manifestazione di interesse. E’ già un primo passo”.

Un incarico importante come quello di presidente dell’Antitrust è sempre a rischio di lottizzazione nonostante la complessità della procedura parlamentare prevista per la sua nomina. Soprattutto lo appare ora, alla luce dei ribaltoni realizzati dalla nuova maggioranza nelle partecipate pubbliche, dalla Rai alle Ferrovie alla Cdp. Lo ritiene un rischio anche per l’Antitrust e per la Consob?

“Il momento che attraversiamo e le dichiarazioni che leggiamo sulla stampa possono destare questa preoccupazione. Tuttavia ritengo difficile un accordo meramente spartitorio come qualcuno teme. E’ ovvio che di queste nomine si parlerà anche all’interno dei partiti al governo ma il sistema di nomina, definito negli anni ’90, è stato concepito proprio per resistere agli appetiti dei partiti: in particolare il pentapartito di allora, con partiti particolarmente invasivi come la Dc e il Psi di quella stagione. Per questo si affidò la nomina ai presidenti delle Camere che erano allora Nilde Iotti e Giovanni Spadolini, due personalità di notevole statura. Il sistema tutto sommato ha funzionato anche in seguito, e non vedo probabile un intervento diretto del Governo sulla nomina Antitrust: l’avvio della procedura a cui mi riferivo prima mi pare un’indicazione in questo senso”.

Negli ultimi vent’anni la politica è progressivamente uscita dall’economia con le privatizzazioni e l’apertura dei mercati, per esempio nelle telecomunicazioni. Ora assistiamo invece ad un ripensamento e i ministri M5S parlano apertamente di nazionalizzazione: penso al caso Autostrade, al rinvio della definitiva liberalizzazione nell’energia, al ritorno dello Stato in Alitalia con l’ipotesi di ingresso di Fs nella compagnia, di intervento di Cdp, di rafforzamento di Poste nel capitale. Corriamo il rischio di nuovi monopoli?

“Effettivamente si leggono dichiarazioni che lasciano perplessi: da un lato, sembrano semplificazioni senza troppi approfondimenti su materie complesse; dall’altro, indicano una singolare mancanza di memoria. Si dimentica, infatti, che il processo di liberalizzazione dei mercati e le privatizzazioni non sono stati tanto imposti da un’ideologia liberista (che caso mai è venuta dopo) quanto piuttosto dalla crisi e in qualche caso fallimento del sistema pubblico delle Partecipazioni Statali – l’Iri, l’Efim e la stessa Eni di allora – che è andato via via aggravandosi dalla fine degli anni ’70 fino alla sua completa insostenibilità all’inizio degli anni ‘90. Le privatizzazioni vengono spesso evocate per i casi negativi – la governance di Telecom Italia o il caso delle infrastrutture – ma si dimentica di citare gli effetti molto positivi delle liberalizzazioni in mercati come la telefonia o l’Alta Velocità ferroviaria, nonché i risultati di imprese come Enel, che si è trasformata da monopolio nazionale ad uno dei più importanti e innovativi operatori internazionali; come la stessa Eni, ritornata un player di primo piano nei mercati petroliferi, o come Autogrill diventata un leader mondiale nella ristorazione autostradale”.

E Alitalia?

“Di nuovo ci si dimentica che i guai Alitalia non derivano dalla gestione privata ma dalla passata gestione pubblica, dal rifiuto a suo tempo di un’integrazione in un gruppo più vasta (prima con KLM e poi con Air France) e dalla difficoltà di rimediare a quei problemi posti da quelle scelte sbagliate. Si pensa di risolvere tutto in modo semplicistico con qualche nazionalizzazione? L’idea è stata lanciata ma aspettiamo di vedere cosa poi accadrà in concreto. Visto in una logica Antitrust, va detto che il clima è sicuramente cambiato, ma L’Autorità dispone di i strumenti per intervenire: innanzitutto applicando la normativa per il controllo delle concentrazioni. E poi facendo sentire il suo parere sugli indirizzi che si stanno manifestando e sulle alternative che si potrebbero eventualmente percorrere per perseguire altri obiettivi di carattere pubblico senza limitare indebitamente la concorrenza”.

Da ultimo, il caso dei grandi colossi del web come Google, Amazon, Facebook o Apple. Il caso Cambridge Analytica ha messo a nudo i rischi di manipolazione della enorme massa di dati di cui dispongono. E’ venuto il momento di un loro “spacchettamento” come un tempo venne spezzettato il monopolio di At&T negli Stati Uniti? Il tema è più europeo che italiano ma la riflessione è aperta. Cosa ne pensa?

“L’ipotesi di uno smembramento mi pare precoce anche perché nel caso di questi giganti che operano su piattaforme digitali non è molto chiaro come si potrebbe smembrare. Tuttavia l’Antitrust europeo e quello italiano con Pitruzzella hanno acceso un faro sull’uso strategico che le piattaforme possono fare dei dati per limitare la concorrenza tra loro e da parte di nuovi entranti. E sulla possibilità che attraverso acquisizioni rafforzino il proprio potere di mercato”.

Commenta