Torna a Venezia Alberto Burri, la sua ultima mostra in questa città risale al 1983 che lo vide protagonista con 18 opere del ciclo Sestante esposte nel suggestivo edificio degli ex Cantieri Navali alla Giudecca.
Oggi Burri torna a Venezia con in una mostra a lui dedicata cata con 50 opere, dai rarissimi Catrami (1948) agli ultimi e monumentali Cellotex (1994), provenienti da importanti musei italiani e stranieri, dalla Fondazione Burri e da prestigiose collezioni private.
La scelta espositiva è una selezione inedita di opere che rappresentano tutti i più famosi cicli realizzati da Burri: dai primi e rari Catrami (1948) e dalle Muffe (1948), presentati in stretto confronto con gli iconici Sacchi (1949-50), ai Gobbi (1950), per arrivare alle affascinanti Combustioni (1953), i Legni (1955), i Ferri (1958), le contorte Plastiche (1960) e l’evoluzione straordinaria dei Cretti (1970), divenuti uno dei temi di ricerca più iconici di Burri, fino ai grandi Cellotex, realizzati fino a metà degli anni Novanta.
“Dopo un quarto di secolo dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1995, la mostra pone in evidenza la trasformazione recata da Burri nell’arte del XX secolo – spiega Corà – Non è improprio paragonare l’innovazione linguistica introdotta da Burri con la ‘presentazione’ sistematica della materia reale al posto della mimesi rappresentativa, alla rivoluzione giottesca compiuta nel sostituire ai cieli d’oro della pittura medioevale il celeste che si poteva osservare in natura. In entrambe le innovazioni veniva introdotto il ‘vero’ nella pittura al posto della finzione imitativa di esso. Lo shock prodotto da Burri negli anni dell’immediato dopoguerra – continua il curatore – si può misurare solo con l’effetto ottenuto in tutto l’arco di esperienze artistiche da lui influenzate: dal New Dada di Rauschenberg, Jonhs e Dine, al Nouveau Réalisme di Klein, César, Arman e Rotella, dall’Arte Povera di Pistoletto, Kounellis, Pascali e Calzolari all’arte processuale e fino al neominimalismo a base monocroma”.
Nella mostra alla Fondazione Cini vengono ricostruiti alcuni fondamentali passaggi della pittura di Burri quale caposcuola della pittura materica: sono ad esempio stati riuniti per l’occasione alcuni grandi Sacchi del 1952, larghi 2,5 metri ciascuno.
BURRI la pittura, irriducibile presenza porta a compimento un percorso di riconoscimenti internazionali che negli ultimi anni ha ulteriormente affermato la grande attualità dell’opera di Alberto Burri, confermandolo tra i grandi maestri dell’arte italiana del Novecento. Si ricorda nel 2015 in occasione delle celebrazioni del Centenario della nascita dell’artista il Solomon R. Guggenheim Museum di New York ha dedicato a Burri una retrospettiva antologica, alla Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen K21 Ständehaus di Düsseldorf, a cui si sono aggiunte manifestazioni in istituzioni italiane, tra cui la grande mostra nella sede della Fondazione Burri a Città di Castello (Perugia) a fine 2016.
Alla mostra è presente una sezione documentaria multimediale dell’intera attività dell’artista, in cui è possibile vedere anche alcuni rari film che lo ritraggono in azione. Il catalogo bilingue (italiano-inglese), introdotto da un saggio critico del curatore Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, e di Luca Massimo Barbero, Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini.
Intesa Sanpaolo, nell’ambito di Progetto Cultura, piano triennale delle iniziative culturali della Banca, partecipa alla realizzazione della mostra anche attraverso il prestito di opere del grande artista appartenenti alle raccolte d’arte di proprietà. I capolavori di Burri Sabbia (1952) e Rosso nero (1953), tra le opere di maggiore rilevanza del programma “Cantiere del ‘900” – dedicato alla valorizzazione delle collezioni del XX e XXI secolo – ospitato nel museo della Banca a Milano, le Gallerie d’Italia, trovano in una città d’arte come Venezia e in particolare in questa mostra l’occasione per rinnovare il proprio significato e valore.
La mostra, curata da Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, e organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini e dalla Fondazione Burri in collaborazione con Tornabuoni Art e Paola Sapone MCIA, in partnership con Intesa Sanpaolo.
Immagine di copertina: Alberto Burri: Rosso Plastica M3, 1961, Plastica, combustione su tela, cm 121,5×182,5 (127,5×188,5×5,5). Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri