Dal 4 aprile 2018 fino al 6 gennaio 2019 saranno in mostra a Palazzo Grassi a Venezia ottantacinque opere dell’artista tedesco Albert Oehlen. La mostra “Cows by the water”, curata da Caroline Bourgeois, è la più grande mostra monografica dedicata all’artista mai realizzata ad oggi in Italia.
Albert Oehlen nasce nel 1954 a Krefeld, nel 1981 si laurea all’Hochschule für Bildende Künste di Amburgo e dal 2000 al 2009 insegna pittura alla Kunstakademie di Düsseldorf. Dagli anni 2000 espone i suoi lavori in mostre collettive e monografiche negli Stati Uniti.e in Europa. Oggi vive e lavora in Svizzera
La mostra propone un percorso non cronologico attraverso la produzione artistica di Oehlen dagli anni ’80 ad oggi. Le opere, provenienti sia dalla Pinault Collection che da collezioni private e da importanti musei internazionali, vanno dai suoi primi Computer Paintings alla serie degli Alberi, passando attraverso gli ironici autoritratti in cui l’artista si immortala con tavolozza in mano.
Il visitatore che segue l’itinerario organizzato negli ambienti del settecentesco Palazzo Grassi si trova di fronte ad un susseguirsi di accostamenti dissonanti, aspri, intervallati da armonie di colore consonanti, piacevoli quasi gli venisse suggerito un ritmo da seguire, sincopato, da improvvisazione jazz. L’occhio non ha riposo, viene catturato dalle tonalità acide e sgraziate, dai grumi di colore grigio brunastro, e cercando tregua si sposta su alcuni particolari riconoscibili: loghi, come nei suoi collage in cui combina immagini e parole tratte da cartelloni pubblicitari, frammenti di figure geometriche, tracce di tappezzeria.
La coerenza della ricerca artistica di Oehlen è intuibile nel presentarsi di motivi ricorrenti, gli alberi, la strada, e l’uso del colore, in quest’ultimo possiamo trovare una chiave per leggere il suo percorso artistico. Nella pittura l’uso del cromatismo tendenzialmente esprime le emozioni che l’artista cerca di proiettare sullo spettatore, qui, al contrario, l’immedesimazione è negata. Viene ribaltato così uno dei capisaldi del medium tradizionale per eccellenza. La pittura è intesa come sperimentazione estrema, coinvolgendo anche l’utilizzo del corpo, come le dita, fingermalerei, l’uso di software per produrre segni tipografici, manifesti pubblicitari, cartelli promozionali da discount.
In una delle ultime sale della mostra troviamo una riproduzione dello studio dell’artista con tanto di impianto stereo e dischi. Attaccate ad una TV di qualche decennio fa un paio di cuffie trasmettono della musica. Sul sito di Palazzo Grassi è disponibile una playlist Spotify di brani selezionati dall’artista, tra questi Conductions di Lawrence “Butch” Morris, da cui prende nome una delle serie di Oehlen. Il metodo del cornettista, compositore jazz ci racconta molto del modo di lavorare dell’artista tedesco. Morris utilizzando segni convenzionali del direttore d’orchestra alterava, durante l’esecuzione, ritmo, melodia, armonia all’interno di una struttura stabilita.
Metodo e disordine, impulso e ragione, tradizione e innovazione sono messe in costante cortocircuito nel lavoro di Oehlen di cui la mostra di Palazzo Grassi costituisce un’ esauriente narrazione.
Martina Di Iulio – Master MaSvic 2017-18