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Alberghi e ristoranti: la produzione di attrezzature continua a tirare. Primo trimestre 2023 ok

FIRSTonline

Dopo un 2022 straordinario, con alberghi e ristoranti tornati ai livelli del 2019 e, anzi, con consuntivi addirittura superiori, per i produttori di attrezzature professionali – 45 aziende aderenti all’associazione confindustriale EFCEM-APPLIA – l’andamento del primo trimestre del 2023 conferma il trend positivo del fatturato con un +4,5%, depurato dalla inflazione, ma soprattutto dovuto all’aumento delle esportazioni. Lo ha dichiarato ieri martedì 16 a Milano, Andrea Rossi, presidente di EFCEM-APPLIA. “Questi risultati vengono dopo una crescita nel 2022 del 10% in valore sul 2021, anno di pieno recupero post pandemia, e del 17% superiore al 2019 (anno pre-pandemico), per un valore stimato di quasi 6 miliardi di euro”. Due anni, dunque, a pieno ritmo, con le esportazioni che nel 2022 hanno registrato un nuovo record (5,2 miliardi di euro), superando del 23% il periodo pre-pandemico e che costituiscono nei primi mesi del 2023 l’80% dei ricavi. Proprio in questi giorni a Brescia, durante la 73° assemblea di Federalberghi, è stato reso noto che la stagione turistica 2022 ha registrato 57 miliardi di consumi turistici con crescite, previste anche per il 2023, che hanno creato lavoro e fatturati lungo l’intera catena.

2023, rallentamenti ma anche ottimismo

“Cominciano però a manifestarsi – ha sottolineato Rossi – i primi segni di un rallentamento – con una discesa degli ordini dal mercato interno del 5,5%, a fronte di un minore calo, 2,2%, delle commesse provenienti dall’estero. Nonostante i rallentamenti della domanda interna siamo comunque moderatamente ottimisti. E quanto al secondo trimestre dell’anno in corso – ha sottolineato Rossi – il fatturato dovrebbe essere sostanzialmente stabile”. Prudenza e ottimismo, nonostante i generali rincari dei prezzi delle materie prime, dei componenti elettronici, della logistica, il conflitto in Ucraina e, di conseguenza, i ritocchi a due cifre dei listini: queste le parole d’ordine del vertice di una associazione che riunisce aziende del food-tech con eccellenti tecnologie, competenze e innovazioni, dalla refrigerazione al lavaggio e alla pulizia, dalla cottura al trattamento dei cibi.

Oggi, gli chef più celebri, gli alberghi più belli, i luoghi della hospitality in tutto il mondo sanno che avere attrezzature professionali provenienti dall’Italia, costituisce un fattore qualificante del servizio e dell’intera attività. Quanto ai rincari dei costi, dopo gli aumenti degli ultimi anni, nel primo trimestre 2023 risultano in attenuazione le quotazioni delle materie prime settoriali: -10% (rispetto al primo trimestre 2022) per l’energia, -3,3% l’acciaio inox, mentre sono in leggera controtendenza (+3,8%) i componenti elettronici. Per quanto riguarda invece i listini di vendita del settore, il primo trimestre 2023 evidenzia lievi rialzi (+3.5%) rispetto allo stesso periodo del 2022, su livelli nell’ordine del +20% superiori al 2021.

Niente delocalizzazioni

La quasi totalità dei siti produttivi si trova in Italia, con molte PMI di alta specializzazione, ma anche con alcuni giganti di taglia mondiale in mano a gruppi esteri come Electrolux Professional (spin-off indipendente dalla Electrolux) e la centenaria Angelo Po dal 2016 della Marmon Holdings, società di Berkshire Hathaway di Warren Bufffett. A differenza però del settore degli apparecchi domestici, il rischio di delocalizzazioni è decisamente minore, quasi inesistente poiché si tratta di un comparto con numeri molto contenuti e di competenze quasi uniche. Molto efficace una sottolineatura di Rossi a questo proposito: “Quando parliamo di competenze e di indotto, ci riferiamo per esempio a quanto sia importante per un ristorante o per un albergo, in caso di guasto di una attrezzatura, poter contare immediatamente sull’intervento dell’assistenza. E poterlo fare sempre. In questa filiera inoltre conta sempre di più il valore tutto italiano di un agro-alimentare, di una hospitality e di un turismo sempre più apprezzati e che vantano degli indotti giganteschi”. Secondo il primo rapporto Federalimentare-Censis, presentato l’11 maggio, l’intera filiera, che va dal campo alla tavola, il fatturato dell’agroalimentare italiano, è la prima manifattura nazionale ed ha raggiunto quota 607 miliardi di euro, pari al 31,8% del Pil nazionale.

“E proprio su questo valore che l’associazione – come sottolinea Rossi – sta lavorando in connessione con le altre del food, del turismo, dell’agroalimentare e del food-tech per ottenere la dichiarazione di catena strategica per l’economia italiana. Siamo consapevoli che, pur avendo constatato interesse tra le altre associazioni, si tratta di una operazione complessa che occorre comunque portare avanti”. Anche perché proprio in questo periodo l’Europa sta definendo la attribuzione di settore strategico ad alcune manifatture europee al fine di una loro riconoscibilità e di una loro protezione.

Pesa il ritardo nell’efficientamento energetico

Ma per mantenere i livelli di immagine, export, occupazione e valore occorre eliminare alcune pesanti eredità di una mentalità spesso indifferente ai cambiamenti oggi diventati inderogabili dei quali il primo riguarda il ritardo nell’efficientamento energetico di un parco-macchine vecchio e energivoro come pochi poiché costituisce il 30% dell’intero terziario. E con picchi di costi crescenti che hanno decimato di recente centinaia e centinaia di piccoli esercizi. A che punto è questa delicatissima questione? Non esiste ancora l’etichetta energetica delle attrezzature professionali ma solo un primo passo per gli apparati refrigeranti, mentre manca tutto il resto, con una pesantissima influenza sui costi di gestione della cottura… “Gli incentivi? Hanno avuto uno scarso risultato” ha commentato Rossi aggiungendo che “stiamo comunque andando avanti, anche perché con il conflitto in Ucraina, i nostri costi energetici sono superiori a quelli dei nostri competitor europei. E perché a partire dal 2025 le nostre aziende saranno obbligate a presentare il bilancio energetico certificato”.

Svecchiare le attrezzature all’insegna di sostenibilità e digitalizzazione

Oggi questi costi sono costituiti, per quanto riguarda la cottura, da quelli del gas che andrà progressivamente sostituito dall’energia elettrica, un trend inevitabile imposto anche dalla transizione energetica che si sta diffondendo nel domestico con il passaggio all’induzione. Si tratta di una serie di cambiamenti come anche quello della digitalizzazione, che diventerà inevitabile per chi intende restare sul mercato. “Se sino a qualche anno fa gli aggiornamenti significativi delle apparecchiature venivano programmati ogni 8-10 anni, oggi questo processo – ha concluso Rossi – si è velocizzato grazie anche alla connettività e all’elettronica del prodotto. Dopo gli aumenti degli ultimi anni, nel primo trimestre 2023 risultano in attenuazione le quotazioni delle materie prime settoriali: -10% (rispetto al primo trimestre 2022) per l’energia, -3,3% l’acciaio inox, mentre sono in leggera controtendenza (+3.8%) i componenti elettronici.

Per quanto riguarda invece i listini di vendita del settore, il primo trimestre 2023 evidenzia lievi rialzi (+3,5%) rispetto ai primi tre mesi del 2022, su livelli nell’ordine del +20% superiori al 2021.

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