“Non è vero che la nostra è una generazione di bamboccioni”. Con queste parole Jacopo Morelli, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, ha lanciato la seconda edizione del “Talento delle idee”, concorso nazionale promosso in collaborazione con il gruppo Unicredit.
A competere saranno giovani fra i 18 e i 40 anni che vogliono trasformare le loro intuizioni in imprese capaci di affermarsi sul mercato. Alcuni dei loro progetti sono ancora da realizzare, altri sono appena diventati realtà. L’iniziativa – presentata questa mattina a Santa Margherita Ligure – ha l’obiettivo di dimostrare che, nonostante la crisi, avviare un’impresa non è impossibile.
“Tutti i giorni leggiamo dati poco incoraggianti – ha detto Morelli a FIRSTonline in merito a quanto reso noto ieri da Viale dell’Astronomia sulla produzione industriale italiana -. Ma noi giovani combatteremo per rimuovere questi ostacoli”. Il Talento delle idee “è un progetto unico in Europa e un bel segnale per l’Italia. Anche perché si creano più posti di lavoro con le start-up che con le imprese già esistenti”.
Il meccanismo del concorso è semplice: per ognuna delle sette aree geografiche individuate nel Paese, le tre migliori proposte imprenditoriali saranno premiate con finanziamenti personalizzati e con un programma di master training. I tre vincitori a livello nazionale riceveranno anche un premio in denaro e potranno accedere a un programma di mentoring-tutorship curato da Unicredit. “Metteremo a disposizione di questi giovani i nostri contatti con fondi private equity – ha detto a FIRSTonline Gabriele Piccini, Country chairman Italy di Unicredit – e, per quanto possibile, li sosterremo anche sotto il profilo finanziario”.
Secondo Piccini, “le idee buone nascono ogni giorno: per questo solo nel 2010 abbiamo sostenuto circa 24mila start-up, erogando 2,3 miliardi di euro, vale a dire il 13% del credito complessivo”. Unicredit “è presente in 22 Paesi e deve contribuire in maniera significativa all’internazionalizzazione delle imprese, facendo incontri sul territorio e dando loro supporto e in alcuni casi anche formazione”.
Esempi di successo sono tre delle aziende che hanno vinto a livello locale la prima edizione del concorso. Partiamo dalla Techlab Works, una società che sviluppa e commercializza tecnologie video per la gestione dei dati clinici e per la sicurezza aziendale. Fra le varie funzioni, i suoi sistemi informatici sono in grado di registrare le immagini di un intervento in sala operatoria, per poi archiviarle nella cartella medica del paziente. L’azienda è nata nel 2008 per iniziativa di tre ingegneri under 30 e oggi impiega otto dipendenti.
Opera nel settore medico anche la Win (Wireless integrated network), che produce sistemi per il monitoraggio a distanza dei pazienti. Fondata nel marzo 2009, la società è una spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna. Per avere un’idea della crescita dell’impresa, basti pensare che in tutto il 2010 i ricavi erano stati di 68mila euro, mentre ad aprile 2011 sono arrivati a quota 200mila. Nello stesso periodo, i dipendenti sono saliti da 4 a 12 e il brevetto è stato esteso in Usa e nei Paesi del Bric.
Una realtà diversa ma non meno tecnologica è quella del social network Fubles.com. Si tratta di una community online che fornisce agli iscritti una piattaforma attraverso cui organizzare partite di calcetto e altri sport. Gli incontri naturalmente si svolgono nel mondo reale: ogni mese sono circa 500 e coinvolgono oltre 25mila persone. Anche in questo caso i padri dell’iniziativa sono degli ingegneri freschi di laurea, età media 25 anni. Ad oggi sono 35mila gli iscritti, 1.100 le squadre e oltre 1.500 i centri sportivi registrati. Di recente alcuni finanziatori hanno investito in Fubles ben 300mila euro. E’ stata lanciata l’applicazione per iPhone e a breve arriverà una nuova versione del sito per il mercato mondiale.
Queste sono imprese che ce l’hanno fatta, ma per chi si affaccia oggi al mercato gli ostacoli sono molti. “Innanzitutto bisogna avere la capacità di imboccare la strada dell’innovazione – ha spiegato Piccini -, non soltanto a livello di start up; poi c’è la sfida della crescita, perché le nostre imprese sono troppo piccole; infine l’internazionalizzazione, dal momento che i consumi interni non crescono. Dobbiamo affermare il made in Italy: su questo si deve concentrare la nostra attenzione”.