Da tempo sentiamo ormai parlare delle scorribande del fondo sovrano del Qatar, asso pigliatutto, dagli alberghi di lusso della Costa Smeralda ai grattacieli di Porta Nuova a Milano, dalla partecipazione nella società Inalca (gruppo Cremonini) ai campioni nazionali come Valentino.
Ma sono diversi i fondi sovrani che stanno sempre più mettendo nel mirino il nostro Paese. Adia, fondo di Abu Dhabi, e Gingko Tree, secondo fondo sovrano cinese, sono per esempio sempre più vicini a rilevare il 30% complessivo degli Aeroporti di Roma, società del gruppo Atlantia che gestisce gli scali di Roma Fiumicino e Ciampino. E, secondo indiscrezioni, i capitali cinesi si preparano a entrare anche in Poste Italiane in occasione dell’ormai prossima Ipo (l’offerta pubblica per lo sbarco in Borsa), una prima assoluta in questo caso per una privatizzazione italiana (i cinesi sono comunque già presenti in Enel e Eni).
A sottolineare l’interesse ormai concreto e sistematico di questi giganteschi fondi il fatto che quest’anno l’International forum of sovereign wealth funds (Ifswf) si riunisce per la prima volta in Italia, dietro la regia del Fondo sovrano italiano, il cui azionista di controllo è la Cassa Depositi e Prestiti. E che già da tempo sta investendo in partnership alcuni dei maggiori fondi sovrani mondiali:il Fsi ha una disponibilità economica limitata e ha bisogno di partner per aumentare gli investimenti nelle aziende italiane. Che hanno bisogno di favorire il ricambio generazionale, aprirsi ai capitali di rischio e sviluppare mercati esteri.
Il summit si apre oggi a Milano al lussuoso hotel Principe di Savoia. Durerà tre giorni, fino al primo ottobre, e giovedì traslocherà nei padiglioni di Expo. Presenti praticamente tutti i pezzi da novanta: dai cinesi di Cic al Qatar, e poi altri mediorientali Abu Dhabi, Arabia Saudita, Oman, Kuwait senza dimenticare Brunei e Timor Est, ma anche i norvegesi di Norges e l’Africa con l’Angola, il Botswana e la Nigeria.
Si tratta nel complesso di 34 fondi sovrani provenienti da 31 Paesi per un patrimonio mostre di 4.500 miliardi di dollari, oltre due volte il Pil italiano. Oggi in agenda del summit ci sono incontri a porte chiuse, riservati solo ai membri del Ifswf, mentre domani il dibattito si apre ad altri partecipanti e ai media. Dopo i saluti del nuovo presidente di Cassa e Depositi e Prestiti, Claudio Costamagna, e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, l’agenda di domani prevede una serie di incontri sugli investimenti in Europa. Sotto i riflettori il piano Juncker da 300 miliardi di euro, gli investimenti in infrastrutture e l’industria degli investitori istituzionali. Non mancherà l’attenzione ai padroni di casa, con un focus sugli investimenti in Italia giovedì dai padiglioni dell’Expo dove si concluderà il meeting.
D’altra parte, una ricerca del Sovereign Investment Lab e dell’Università Bocconi, ha recentemente certificato che nel 2014 gli investimenti di questi fondi in Italia sono cresciuti del 47% a 2,2 miliardi di euro, scommettendo su mattone e asset sicuri. Una crescita resa possibile e guidata proprio dal traino del Fsi e che va in controtendenza rispetto ad altri grandi Paesi come Francia, Spagna, Germania che, dice il rapporto Sovereign Wealth Fund Report 2014, hanno perso attrattiva (mentre Londra mantiene le posizioni).
Oltre al ministro dell’Economia, ad accogliere i rappresentanti dei fondi sovrani ci saranno i ministri dello Sviluppo economico, Federica Guidi, con il sottosegretario Carlo Calenda, il vicepresidente della Bei (braccio operativo del piano Juncker) Dario Scannapieco e alcuni grandi investitori testimoni di investimenti in Italia come il capo di Ubs, Sergio Ermotti, il presidente di Audi, Rupert Stadler e James Hogan, ceo di Etihad.