Le imprese agricole sono alla ricerca di finanziatori e chiedono alle banche di stare dalla loro parte. Sfidano l’export agroalimentare sostenibile e vogliono affermare la capacità italiana di saper stare dentro il sistema globale del food. Le previsioni di crescita sono buone perché la crisi dovuta alla pandemia si sta stemperando in nuove competizioni internazionali. “Per il settore agroalimentare l’anno corrente potrebbe chiudersi con il livello record di 50 miliardi di euro di prodotti Made in Italy destinati ai mercati esteri”, dice Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. “Per questo è fondamentale impostare, in una logica nuova, i rapporti tra finanza, credito e imprese del settore”. Le parole del leader di Confagricoltura sono da valutare con attenzione nella prospettiva anche degli aiuti pubblici. Il punto è da dove cominciare per rendere accessibili e trasparenti operazioni bancarie che aiutino l’agricoltura italiana a crescere di più.
Da un lato, le aziende agricole si preparano a riceve gli aiuti del PNRR e quelli della politica europea 2023-2027; dall’altro, tutta la filiera della sostenibilità, della green agricoltura, ha bisogno di altre risorse. C’è necessità anche di addestrare i giovani agricoltori che con gradualità stanno crescendo. Il premier Mario Draghi e il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, sulla scia del lavoro impostato a suo tempo dall’ex titolare dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, hanno proseguito con i bandi e crediti agevolati per favorire la gestione di aziende. Bisogna tornare a programmare lo sviluppo e ad investire: è la nuova frontiera della competitività. Migliorare le relazioni con il sistema finanziario e bancario, riducendo una certa asimmetria informativa sui crediti e sulla fiducia verso le imprese per allargare gli orizzonti dell’impresa a tutte le forme di finanziamento, è un’operazione strategica per i prossimi anni.
A questo proposito, va detto che le buone idee degli agricoltori dovranno saldarsi concretamente con gli indirizzi del governo, in particolare per le implicazioni con la transizione verde. Per citare un solo aspetto, finanziare l’abbandono dei carburanti inquinanti e delle installazioni fotovoltaiche per prodotti ad impatto zero sta diventando una priorità. Laddove sui mercati internazionali continuano a essere immessi beni da filiere non ecocompatibili. Noi, spiega Giansanti, puntiamo alla formazione. Da un primo corso realizzato in collaborazione con l’Ente di formazione ENAPRA sono uscite già 20 figure professionali specializzate in grado di valutare la capacità, presente e futura delle imprese, per tutto ciò che riguarda la parte finanziaria di un’azienda. Alle banche ora il compito di non tralasciare quel business stimato in 50 miliardi di euro. Made in Italy e sostenibile.