Un forum permanente europeo sarebbe una prima buona indicazione per l’agricoltura. Per rilanciarla e veder crescere quei 190 miliardi di euro di fatturato annuo. La crisi delle campagne può andare alle nostre spalle, ma i governi si diano da fare ed al più presto. La Confeuro, Confederazione degli agricoltori europei, spera anche che l’Italia sia protagonista di una vera svolta programmatica. Se la Ue non aggancia l’agricoltura al Green new deal ed ai mille miliardi previsti, non ci potrà essere lotta agli OGM, ai dazi imposti o soltanto minacciati, dai Paesi extraeuropei, alla crescita della sostenibilità.
Andrea Michele Tiso, presidente dell’ organizzazione, lancia un appello affinché la proposta del forum permanente vada avanti e coinvolga tutti gli operatori della filiera agroalimentare. Dalle aziende agricole fino a quelle che si occupano di logistica e commercio. “Per avere successo – spiega – una simile iniziativa deve includere tutte le realtà attive nel settore agroalimentare. Senza una rappresentanza capillare e un accesso allargato, il forum non può rispecchiare le reali esigenze del settore primario, né farsi promotore di proposte davvero innovative”.
In altri termini il governo è chiamato ad alzare il livello politico del suo impegno. Una proposta proveniente dal primo settore dell’export italiano che fa a pugni con la retorica sul rilancio dell’economia post coronavirus.
La crisi da Covid 19 ha sostanzialmente paralizzato produzioni e consumi agroalimentari che hanno, viceversa, avuto sfogo in ottime iniziative di solidarietà a favore delle famiglie in difficoltà. Alla ripresa, però, è tornato in cima alle priorità, il bisogno di avere un comparto più sostenibile, con agricoltura biologica, senza fertilizzanti nei campi, dove attrarre anche nuova imprenditorialità giovanile.
Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana nel 2019 è stato di 31,8 miliardi di euro. Un valore alto, primo posto nella classifica europea davanti a Francia (31,3 miliardi), Spagna (26,6 miliardi) e Germania (21,1 miliardi). Il settore italiano è molto variegato, dice Confeuro, con grandi operatori e migliaia di piccole e medie aziende che hanno bisogno di strumenti e misure ad hoc per restare sul mercato.
Lo strumento, politico e manageriale allo stesso tempo del forum, darebbe, quindi, la carica per cambiare le regole del gioco, controllare la filiera, avviare sul serio una rivoluzione verde nei campi. Quelle produzioni che ignorano i pericoli e le incognite di tecnologie molto invasive, come gli Ogm.
Nei fatti, oltre a quello dell’Agricoltura , anche il Ministero dell’Ambiente dovrebbe mostrare maggiore coraggio nella lotta a produzioni intensive che usano additivi rispetto alle coltivazione rispettosi dell’ambiente. Paradossalmente sono quelle che costano e fanno male di più. E con tutte le storie Cinquestelle sulla svolta green italiana, non si può affidare il controllo agricolo soltanto alle forze dell’ordine. Nelle 60mila aziende bio c’è la preoccupazione di perdere la leadership europea a causa dei tempi lunghi della politica. Per questo l’idea del forum mette tutti davanti a responsabilità oggettive di mercato e di crescita economica. Si aspetta che si realizzi.
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