Meno dell’1% della superficie coltivata italiana è gestito con l’Agricoltura 4.0, eppure le soluzioni cosiddette Smart AgriFood, ovvero l’utilizzo delle tecnologie digitali nel settore agricolo, valgono già 100 milioni di euro. A rivelarlo è uno studio dell’Osservatorio Smart AgriFood, che spiega come il digitale garantisca più qualità dei prodotti e più efficienza nella filiera, in un settore che in Italia vale il 3% del Pil, che però diventa il 17% considerando tutte le attività che ruotano intorno, dal trasporto al commercio.
FIRSTonline aveva anticipato il tema con un’intervista al presidente di Confagricoltura Mario Guidi, che nel 2016 aveva detto che “l’agricoltura è il settore che più si avvantaggerà della diffusione della banda larga e ultralarga su tutto il territorio nazionale, che invece oggi è insufficiente, perché Internet è importante proprio per chi, come le aziende agricole, è decentrato rispetto alle grandi città”. E lo conferma anche Andrea Bacchetti, Condirettore dell’Osservatorio Smart AgriFood: “Perché le tecnologie digitali dispieghino completamente il proprio potenziale è necessaria l’estensione della banda larga ed extra-larga anche alle zone rurali per garantire l’interconnessione della filiera. Poi, servono sensibilità, competenza e propensione all’investimento da parte delle imprese”.
Il digitale consente innanzitutto soluzioni meteo più accurate: prevedere i cicli della natura è determinante per chi coltiva la terra, specialmente in tempi di cambiamenti climatici. Per questo c’è l’agricoltura di precisione, che consente la raccolta dei dati attraverso Internet of Things, Big Data analytics e software di elaborazione. C’è poi l’agricoltura interconnessa, il cosiddetto Internet of Farming, che insieme a quella di precisione costituisce l’Agricoltura 4.0: attraverso l’analisi incrociata di fattori ambientali, climatici e colturali, consente di stabilire il fabbisogno irriguo e nutritivo delle coltivazioni, prevenire patologie, identificare infestanti prima che proliferino, compiere interventi mirati, risparmiare di tempo e risorse, incidere sulla qualità dei prodotti, oltre a migliorare la resa delle coltivazioni e le condizioni di lavoro.
“Un mercato, quello dell’Agricoltura 4.0, che solo in Italia vale circa 100 milioni di euro, il 2,5% di quello globale – spiega Filippo Renga, Condirettore dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano -: nonostante i benefici in termini di riduzione dei costi, di qualità e resa del raccolto, la diffusione di queste soluzioni è ancora limitata e oggi meno dell’1% della superficie coltivata complessiva è gestito con questi sistemi“. Sistemi che potrebbero aiutare anche a tutelare la riconoscibilità dei prodotti e l’export, che vale il 9% del totale italiano: “Far crescere i ricavi grazie ad una maggiore riconoscibilità o garanzia, ad esempio con sistemi di anticontraffazione o di riduzione dei prodotti non conformi esportati”.