Venticinque miliardi di nuovo credito alle piccole e medie imprese italiane. È questa la massa di risorse che il Governo conta di attivare con il piano nazionale “industria 4.0” attraverso un fondo di garanzia pubblico da un miliardo di euro. Lo ha detto il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda partecipando ieri al seminario “Agenda digitale, industria 4,0, Digital single market” organizzato a Roma da Assonime.
“Il piano nazionale – ha spiegato il ministro – è stato articolato sulla base dell’evoluzione del superammortamento che lavora al 250%, grazie al quale il 36% del bene acquistato è assorbito dalla minore tassazione. Inoltre sono stati raddoppiati gli incentivi per la ricerca, rinnovata la legge Sabatini, esteso il fondo di garanzia di un miliardo di euro, che riusciranno a generare 25 miliardi di credito alle piccole e medie imprese”.
Quanto alla banda larga, “siamo partiti nella aree bianche, ma la partita ce la giochiamo sulle aree grigie, dove sta la maggior parte delle imprese – sottolinea Calenda – abbiamo pensato anche a mettere in ammortamento accelerato gli investimenti degli imprenditori che decidono di investire sull’ultimo miglio. Digitalizzazione e innovazione non sono temi tecnici, ma altamente politici, proprio come lo è stata l’internazionalizzazione negli anni scorsi. Sono fenomeni disruptive, rispetto ai quali bisogna evitare il rifiuto della modernità. Non bisogna mai raccontare che sono fenomeni positivi per definizione. Il digitale è stato guardato sotto la lente efficientistica, ma in realtà è l’elemento di saldatura tra presente e futuro. Il lavoro manuale non sparirà, ma bisogna accompagnare il cambiamento e l’aggiornamento delle competenze. Dobbiamo parlarne in maniera seria e non ideologica. Tutta la classe riformista dell’Occidente è stata messa in discussione dal populismo, e sul digitale c’è bisogno di evangelizzazione non ideologica, ma concreta”.
Sugli aspetti “di sistema” collegati all’Agenda digitale ha insistito anche il direttore generale di Assonime, Stefano Micossi: “La digitalizzazione – ha sottolineato – non è un modo per rimuovere i vincoli del sistema Italia che vanno rimossi indipendentemente”. D’altra parte è una componente essenziale dell’ammodernamento del paese. Il piano – ha aggiunto – è partito ma “senza un gioco coordinato il gap non lo colmeremo. Occorre una strategia ed uno sforzo pluriennale”. Soprattutto occorre evitare che ogni settore della pubblica amministrazione proceda per proprio conto costruendo il proprio silos digitale. . “Gli interventi debbono essere orizzontali per produrre migliori risultati”. Il successo della ”Italia digitale” dipende anche, secondo Assonime, da “un efficiente governance, da un impegno politico costante , da responsabilità chiare ed un efficiente sistema di reporting”. Occorre infine arrivare ad un sistema di open data della pubblica amministrazione ed usare la tecnologia per dare valore aggiunto ai servizi.
Il seminario di Assonime è stato anche l’occasione per presentare lo studio “Mercato unico digitale: le sfide per la politica pubblica in Italia” elaborato dall’associazione e contenente 20 proposte di policy per promuovere la crescita digitale.