“La rete internet è stata la grande protagonista dell’anno appena trascorso. Un anno di pandemia in cui l’uso della rete si è ampliato e intensificato”. Lo ha detto Giacomo Lasorella, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presentando al Parlamento la relazione annuale dell’Agcom.
Dall’analisi emerge che, con il forte aumento del traffico online innescato dalla chiusura di molte attività e dalle misure di confinamento, nel 2020 gli abbonamenti a banda larga e ultralarga hanno raggiunto quota 17,9 milioni, per una crescita del 2,8% rispetto al 2019. A livello di infrastrutture, l’anno scorso la copertura del territorio nazionale è arrivata a raggiungere il 33,7% delle famiglie italiane, contro il 30% dell’anno precedente.
Inoltre, “a fine 2020 gli accessi broadband e ultrabroadband, residenziali e affari, hanno superato 18,1 milioni di unità – continua Lasorella – pari a un rapporto di 30,4 linee ogni 100 abitanti. Tale indicatore è pari a 20,4 linee per 100 abitanti per le connessioni con capacità maggiori di 30 Mbit/s (16% nel 2019) e scende a 15,6 linee (11,7% lo scorso anno) con riguardo a quelle con velocità superiore a 100 Mbit/s”.
IL DIVARIO TERRITORIALE
Allo stesso tempo, nella copertura in banda larga e ultralarga “sussistono ancora differenze molto significative – sottolinea ancora il numero uno dell’Agcom – tra Centro-Nord e Sud”, oltre che “fra città e campagna”, anche se “gli ingenti investimenti pubblici e privati attualmente in campo ed un contesto di concorrenza crescente nei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa lasciano intravedere una situazione infrastrutturale in forte evoluzione”.
GLI INVESTIMENTI IN ARRIVO
In particolare, il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) prevede 6,7 miliardi di euro per le reti ultraveloci (fibra ottica, Fwa e 5G): “Si tratta – aggiunge Lasorella – di investimenti complementari (e non sostitutivi) rispetto alle concessioni già approvate nelle aree bianche (o con bandi 5G) accompagnati da un percorso di semplificazione normativa volto a garantire, in coerenza con una logica competitiva, il più rapido e capillare sviluppo delle reti di telecomunicazione nelle aree ancora prive di copertura, con l`obiettivo ultimo di assicurare entro il 2026, ai cittadini, scuole ed imprese l`accesso a servizi digitali di alta qualità fino ad 1 Gigabit (anticipando così di quattro anni l’obiettivo della nuova strategia europea Digital Compass)”.
LA PUBBLICITÀ AFFOSSA I MEDIA
Per quanto riguarda invece il settore dei media, è stato decisamente penalizzato dal calo della pubblicità. Nel 2020 i risultati economici sono fortemente negativi per tutti i mezzi di comunicazione, con una flessione degli introiti pubblicitari “causata sia dalla minore disponibilità di spesa degli inserzionisti sia dall’abbassamento dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari, ad eccezione di quelli dell’online”, ha spiegato ancora il Presidente dell’Autorità.
“Tutto ciò si traduce in una riduzione complessiva dei ricavi per i media, che alla fine del 2020 scendono a 11 miliardi, con una perdita rispetto al 2019 di oltre 1 miliardo, corrispondente a una variazione negativa del 9,5%, in analogia con il generale quadro macroeconomico (con una variazione del Pil pari a -9%)”.
CRESCE SOLO LO STREAMING
D’altra parte, l’anno scorso si è registrato “un incremento significativo dell’offerta televisiva a pagamento sul web sia da parte di operatori tradizionali (Rai e Mediaset) sia nuovi (Netflix, Amazon Prime, Dazn, Disney+), che raggiungono una quota pari al 21% e costituiscono le uniche offerte in aumento (+7 punti percentuali)”.
IN CRISI RADIO E QUOTIDIANI
Male anche il settore radiofonico, in cui sono scesi ascolti e ricavi soprattutto per il cambiamento delle abitudini degli italiani, con la riduzione degli spostamenti in auto e l’ampio ricorso al lavoro agile.
Nell’editoria quotidiana, l’Agcom ha censito 105 testate, per un valore complessivo di 1.103.826.466 copie (-13,4% rispetto al 2019).
“La crisi strutturale della stampa tradizionale – ha concluso Lasorella – si sta rilevando sempre più marcata e mostra di non aver beneficiato particolarmente della accresciuta domanda di informazione dovuta alla crisi pandemica. Nel secondo trimestre 2020, solo il 17,6% degli italiani ha scelto in media di informarsi sui quotidiani, secondo una tendenza in discesa che è comune a tutta l’Unione europea”.