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Affitti brevi: dal codice identificativo al tetto minimo di 2 notti, le nuove regole proposte dal Governo

Imagoeconomica

Anche l’Italia ha deciso di muoversi sugli affitti brevi. Dopo le regole introdotte dalla maggior parte delle capitali europee e la stretta varata pochi giorni fa a New York, il ministero del Turismo ha presentato una nuova bozza del disegno di legge che mira a regolamentare un settore, da tempo al centro delle polemiche per l’impatto che ha sul mercato immobiliare e sulle città turistiche italiane. Tra le misure previste dal provvedimento figura l’obbligo di affittare le camere o gli appartamenti per un minimo di due notti nei centri storici delle città metropolitane e quello di registrarsi come imprenditori se si destinano più di due case di proprietà alle locazioni brevi. Il disegno di legge stabilisce inoltre l’obbligo di apporre il proprio codice identificativo nazionale su campanelli, annunci online e palazzi e quello di rispettare le regole di igiene, sicurezza e antincendio. Le sanzioni per chi non si adegua? Fino a 8mila euro.

Lo scopo della nuova bozza, a detta del ministro, è quello di fornire una disciplina “uniforme a livello nazionale nonché di contrastare il fenomeno dell’abusivismo nel settore”. Il testo circolato a maggio invece voleva anche contrastare “il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”, un obiettivo che però è andato perso nell’aggiornamento presentato il 7 settembre.

Affitti brevi: arriva il Cin, il Codice identificativo nazionale 

Le case in affitto breve dovranno avere il Cin, acronimo di Codice identificativo nazionale. Lo assegnerà il ministero e sarà obbligatorio per tutti gli immobili in locazione breve. Non solo, il Cin dovrà essere ben visibile ed esposto sia sull’abitazione sia sull’edificio e segnalato sull’annuncio online. Chi non si doterà del Cin potrà andare incontro a una multa fino a 8mila ero.

Affitti brevi: tetto minimo di 2 notti

Nei centri storici dei 14 comuni metropolitani e delle città d’arte per gli affitti brevi viene previsto un tetto minimo di due notti di permanenza. Parlando in parole povere, chi decide di restare per una sola notte, non potrà più optare per una casa in affitto, magari prenotata su Airbnb o su Booking, ma dovrà scegliere un hotel o un B&b. Questa norma in particolare ha provocato le ire di Aigab, l’associazione italiana gestori affitti brevi, che la considera “un favore agli albergatori”.

Affitti brevi: da 3 case obbligo di partita Iva

Fino ad oggi, solo chi destina più di quattro case all’affitto breve è costretto ad aprire la partita IVA e perde l’accesso alla cedolare secca al 21%. Il disegno di legge proposto dal ministero del turismo abbassa il limite da 4 a 2. Parlando in parole povere: da 3 case in su, i proprietari diventeranno imprenditori e dovranno rispettare le relative regole. Inoltre, la bozza prevede che le case destinate al turismo si debbano dotare di dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio e debbano rispettare gli stessi requisiti igienico-sanitari e di sicurezza degli impianti degli hotel.

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Categories: Economia e Imprese