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Aereo caduto, Lufthansa nella bufera: mai più un pilota solo in cabina

La natura volontaria dell’incidente aereo del volo Airbus 320 Germanwings, provocato dal gesto suicida del copilota, apre molti interrogativi sui controlli e sul sistema di sicurezza delle compagnie aree. Superato il sospetto di atto terroristico e di problemi tecnici al velivolo, ad oggi è sempre più certa l’ipotesi di suicidio volontario di Andreas Lubitz che, approfittando dall’assenza del pilota, avrebbe portato l’aereo a schiantarsi sulle Alpi francesi.

Mentre proseguono le azioni di recupero dell’Airbus 320 di Germanwings, gli inquirenti stanno indagando sulla vita di Andrea Lubitz e sui motivi che lo avrebbero spinto al gesto folle che è costato la vita a 150 passeggeri. Secondo la procura, il 27enne copilota della compagnia Germanwings soffriva di problemi psichiatrici, ipotesi confermata da alcuni certificati ritrovati nell’abitazione del giovane. Secondo quanto pubblicato questa mattina dal quotidiano tedesco Bild, Lubits era affetto in particolare da depressione e per questo l’Autorità federale di volo tedesca aveva prescritto per il copilota “particolari controlli medici da effettuare con regolarità”. Il quotidiano riporta inoltre, che sulla licenza di volo di Lubitz rilasciata da Germanwings era indicato il cosiddetto codice Sic che indicava appunto la patologia di Lubitz. Per questo motivo Lufthansa si trova da ieri al centro di una bufera e rischia di dover pagare un risarcimento di 350 milioni di dollari.

Controlli psichiatrici sui piloti Germanwings

Alla luce delle ultime scoperte sui problemi psichiatrici di Lubitz, sorgono molti dubbi sulla regolarità dei controlli effettuati dalla Germanwings, compagnia aerea della tedesca Lufthansa. I controlli medici sono regolati da norme internazionali emanate per l’Europa dall’Easa, autorità europea della sicurezza dell’aviazione. Per ottenere la licenza di volo, gli aspiranti piloti sono sottoposti ad un’accurata visita psicofisica. Dopo l’inizio dell’attività lavorativa, le compagnie aree devono sottoporre i piloti a visite mediche annuali e a cadenza semestrale per coloro che superano i 6o anni di età.

Secondo quanto riportano i giornali, la compagnia aerea Lufthansa era perfettamente a conoscenza dei problemi di depressione di Lubitz. Il giovane avrebbe addirittura interrotto la sua formazione aeronautica nel 2009 a causa di una grave depressione e per la quale, conferma Lufthansa, “aveva continuato a ricevere sostegno psicologico sino allo schianto di questa settimana”. Tra le informazioni più rilevanti emerse dalle indagini svolte a casa del copilota, c’è il suo stato di malattia la momento dell’incidente. Il giorno dello schianto dell’Airbus 320 Germanwings infatti, Andrea Lubitz era in malattia probabilmente a causa di un nuovo episodio di depressione causato dell’interruzione del suo rapporto con la fidanzata. Ma secondo quanto conferma la procura, la Germanwings non era a conoscenza del certificato medico di Lubitz che lo avrebbe tenuto nascosto nel suo appartamento.

Apertura cabina dell’Airbus

Altro interrogativo ricorrente in queste ore è legato al sistema di sicurezza che blocca l’accesso al cabina di pilotaggio. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2011 le principali compagnie aree hanno adottato regole stringenti sull’accesso alla cabina. Così per evitare il rischio dirottamenti le cabine di pilotaggio degli aerei sono blindate e, senza l’assenso dei piloti all’interno, non si possono aprire. Questo sistema di sicurezza però mostra tutti i suoi limiti nel momento in cui il pericolo per il volo sia all’interno della cabina e non all’esterno. Come nel caso dell’Airbus 320 Germanwings. Lubitz infatti, approfittando dell’assenza del pilota, uscito per andare in bagno, ha chiuso la porta d’accesso alla cabina e messo in pratica il suo gesto suicida. Secondo le ricostruzioni il pilota ha suonato al citofono per rientrare all’interno della cabina, ma non ha avuto alcuna risposta dall’interno. A quel punto il pilota ha digitato il codice di sicurezza per avere accesso alla cabina, ma dall’interno Lubitz ha negato l’apertura della porta.

Un tecnico della compagnia aerea ha però dichiarato che esiste un ultimo metodo per entrare in cabina pensato per i casi in cui il pilota, rimasto da solo all’interno, sia colto da un malore e non possa approvare l’accesso del collega. Su questo punto la informazioni non sono chiare per questioni di riservatezza della compagnia, ma a quanto pare dopo che è stato digitato il codice dal pilota la porta della cabina si apre dopo un intervallo di tempo che varia da 5 a 20 minuti. Lasso di tempo troppo lungo per evitare lo schianto dell’Airbus 320 Germanwings avvenuto in circa 8 minuti.

Dopo il disastro un coro unanime di piloti e passeggeri ha chiesto l’introduzione di regole più stringenti sulla presenza del personale all’interno della cabina e l’accesso alla stessa. Sul punto tutte le compagnie aree, Lufthansa in primis, ha promesso l’introduzione dell’obbligo di avere sempre almeno due persone ai comandi. Regola che per gli Stati Uniti è già in vigore dal 2001, ma che in Europa non è obbligatorio osservare.

Risarcimento Lufthansa

Oltre alla tragedia umana e il danno all’immagine della compagnia, adesso la Germanwings rischia anche di dover rispondere ad accuse di “responsabilità illimitata” per il disastro dell’Airbus 320. Secondo uno specialista in diritto dell’aviazione interpellato dall’agenzia Bloomberg, la situazione per la compagnia Germanwings è davvero difficile. Per salvarsi da un maxi risarcimento la compagnia dovrebbe provare di non essere responsabile per il gesto del copilota, posizione però difficile da provare visto il passato di Lubitz segnato da depressione e cure psichiatriche.

“Secondo le nostre stime – afferma James Healy-Pratt, avvocato di Stewarts Law a Londra – c’è almeno un miliardo di dollari di copertura assicurativa disponibile per Germanwings. La probabile compensazione a carico della compagnia a nostro avviso sarà nell’ordine di 350 milioni di dollari. Germanwings sarà assicurata anche se viene provato che lo schianto è stato provocato dalla condotta intenzionale di un pilota. La copertura – conclude – resta valida a meno che non ci sia una chiara evidenza che il management di Germanwings era colluso con il copilota”.

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