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Aerei cancellati, scioperi e compagnie nella bufera: non si salva nessuno, da Sas alle low cost è una disfatta

Il taglio dei voli e gli scioperi colpiscono grandi e piccole compagnie:Sas fallisce ma anche British Airways, easyJet, Ryanair sono travolte. Fine partita su Ita Airways

Aerei cancellati, scioperi e compagnie nella bufera: non si salva nessuno, da Sas alle low cost è una disfatta

Aerei cancellati e compagnie nella bufera, viaggi sempre più a rischio. Il bollettino dell’estate rovente dei cieli si arricchisce ogni giorno di nuovi episodi, sempre più sorprendenti. La compagnia Sas, già gioiello dell’aviazione scandinava, ha presentato al tribunale di New York la richiesta di essere ammessa al “Chapter 11”, ovvero la procedura di amministrazione controllata prevista dalle leggi Usa per poter affrontare, sotto la protezione dei giudici americani, la ristrutturazione dei costi aziendali per poi procedere al pagamento dei debiti. Nelle prossime settimane il vettore scandinavo confida di poter raccogliere sul mercato dei capitali almeno 700 milioni di dollari, quelli che servono per uscire, tempo 9-12 mesi dallo stato di crisi e ripagare i creditori, tra cui spiccano i ministeri del Tesoro di Svezia, Danimarca e Norvegia, esposti per 650 milioni di dollari verso la società.

Il giudice di New York, insomma, farà da garante nei confronti della compagnia di bandiera rispetto ai debiti verso Copenhagen e Stoccolma – azionisti oltre che creditori – ed Oslo (già uscita dal capitale) mentre infuria la protesta dei mille piloti della compagnia che da lunedì sta paralizzando l’attività, con la cancellazione ieri dell’80% dei voli a danno di 30 mila passeggeri. “È un atteggiamento gravissimo che cade in una situazione già drammatica”, ha dichiarato il ceo della Scandinavian Airlines, Anko Van der Werff . Replicano i sindacati: “comportamento inammissibile”: Sas, che ha goduto fino a non molto tempo fa di un robusto sostegno pubblico, ha creato due compagnie low cost senza assumere i piloti in esubero licenziati dalla casa madre. 

Quasi un caso di scuola della grande confusione nei cieli d’Europa che, a differenza di quel che pensava il presidente, non porta niente di buono.

Aerei e compagnie a rischio: voli cancellati, ritardi e scioperi in tutta Europa

Le compagnie, stressate dal caro carburante, dal lungo stop della pandemia e dagli effetti della guerra in Ucraina, hanno affrontato l’estate con organici ridotti all’osso, alla pari delle infrastrutture di terra.

Più o meno alla stessa ora in cui i legali di Sas entravano al tribunale di Manhattan Soth, British Airways annunciava la cancellazione di 1.500 voli nelle prossime settimane che va ad aggiungersi ad un taglio precedente del 10% dei collegamenti. Per ora, perché la situazione, a terra ancor più che nei cieli, non è sotto controllo. Heathrow, scalo principe di Londra, sarà in pratica paralizzato per 72 ore dal 21 luglio anche in questo caso per sciopero, stavolta degli addetti ai servizi di terra. 

Ma, scioperi o meno, nelle ultime settimane il disordine regna sovrano in strutture già al di sopra di ogni sospetto: Schiphol, bandiera dell’efficienza olandese, da mesi vive in un’atmosfera levantina, di assoluta inefficienza, al punto che il 22 maggio i viaggiatori, esasperati per l’attesa di ore ed ore della consegna bagagli, sono venuti alle mani con gli addetti ai servizi. 

Non va meglio al Charles De Gaulle, hub principe di Parigi, messo a dura prova dalle agitazioni sindacali nel week-end: un volo su cinque è stato cancellato, la musica si ripeterà in questo fine settimana.

Lo stesso accade a Charleroi, il “covo” di Ryanair investito dalla rabbia di dipendenti che denunciano trattamenti da “servi della gleba”. Ha alzato intanto bandiera bianca Peter Bellew, chief operating officer di EasyJet, che paga con le dimissioni l’avvio di un’estate disastrosa, tra ritardi e cancellazioni.

Lufthansa, ancora fresca degli aiuti versati dal governo di Berlino (già restituiti, però) ha chiesto scusa per i disservizi, compresi quelli della controllata belga Brussels Airlines che ha già annunciato un taglio del 6% dei voli previsti per l’estate.

Carenza di personale: estate di fuoco per i viaggiatori europei

L’elenco potrebbe continuare un bel po’. Si calcola che saranno almeno 1,8 milioni i passeggeri che, tra ritardi, cancellazioni e mancate coincidenze, pagheranno un tributo a questa folle stagione post Covid, segnata dalla clamorosa incapacità del settore a prevedere la voglia di ripresa da parte dei consumatori europei. Ma anche dei limiti del mercato del lavoro emersi sotto i cieli della crisi.

All’origine del flop figurano i vuoti di organico nelle operazioni di terra, dall’imbarco/sbarco bagagli agli addetti alla sicurezza che mettono sempre più a rischio aerei e compagnie. Il sistema, dopo i massicci licenziamenti dello scorso anno, fatica, causa i lunghi orari di lavoro e le basse buste paga, a trovare nuovo personale. Il tutto in una condizione di sostanziale incertezza: passata la stagione estiva, comunque sostenuta dai risparmi accumulati durante la pandemia, proseguirà la voglia di viaggiare degli europei? Oppure la recessione in arrivo imporrà un brusco stop al boom del turismo? Per giunta Michael O’Leary, il creatore di RyanAir e leader indiscusso dell’epopea dei low cost, ha dichiarato che “un’epoca è ormai finita. Rassegniamoci a volare a costi ben superiori”.

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Ita Airways: chi sarà la cordata acquirente?

Difficile, con queste premesse, prevedere una ripresa in tempi rapidi degli investimenti. Anche se, sorpresa tra le sorprese, in questa stagione della confusione rischia di trovare una soluzione il dossier Ita Airways. Martedì 5 luglio alle ore 18, si è chiuso il secondo round di negoziati per aggiudicarsi il controllo di Ita Airways, la mini Alitalia sopravvissuta ad una crisi infinita. Entro la settimana, salvo sorprese sempre possibili, il Tesoro dovrebbe essere in grado di presentare a Palazzo Chigi la sua valutazione sulle offerte presentate dalla cordata Msc/Lufthansa e quella del fondo Usa Certares, partner commerciale di Air France/Klm e Delta Airlines. Poi partirà la trattativa con il partner scelto in vista di una conclusione entro l’anno.

Rinvii? Sono sempre possibili ma pericolosi: i valori tendono a scendere, di questi tempi. Anche se si profila il calo del petrolio, è probabile che il kerosene, vista la scarsità di raffinerie, resti su livelli elevati. Insomma, anche in questo caso, il ritardo è a rischio.

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