Lo strapotere delle banche e della finanza non fa bene al sistema ed è arrivato il momento di mettere in atto le tanto attese e commentate riforme. Lo scrive Serena Torielli sul blog di Adviseonly, il nuovo sito di consulenza finanziaria online di cui la stessa Torielli è ad e che ha fondato con una decina di soci tra cui spicca Claudio Costamagna, ex golden boy di Goldman Sachs.
All’inizio degli anni ’90 la crisi finanziaria più vicina che si ricordava era quella del ’29. Dal crollo delle Tigri asiatiche nel 1998 alla crisi dei subprime del 2007 invece si sono susseguite in tempi molto ravvicinati almeno 4 crisi finanziarie. Perché nessun regolatore ha deciso di prendere provvedimenti adeguati? E soprattutto perché, se le banche sono una delle cause principali di questi tracolli, si è scelto di salvarle?
La risposta è tanto semplice quanto amara da ammettere, soprattutto per gli indignati: le banche sono “la linfa del nostro sistema” e un fallimento di un grande istituto creditizio porterebbe a catena collassi nell’economia reale. E’ l’idea del “too big too fail” e, finché non si cambierà il sistema, bisogna accettarla.
Serena Torielli ha lavorato per anni in Goldman Sachs ma si ritiene solidale – in parte – con le richieste degli indignati, soprattutto quelli in versione americana di Occupy Wall Street. Avendo conosciuto il sistema dall’interno spiega come e dove risiedono le malattie del sistema.
L’ex-broker ritiene che vada in primo luogo ripensato e regolarizzato il sistema retributivo dei dipendenti. I trader sono incentivati a fare alti profitti perché sanno che ne ricaveranno un’alta percentuale. Il problema è innanzittutto che non vi sono controlli adeguati sulla “qualità e l’appropriatezza” di determinate transazioni. Inoltre troppo spesso, nel rischio che il singolo broker si assume, il guadagno e la perdita non sono simmetrici: se si investe bene, si ricava un’elevata remunerazione, se si perde il capitale della banca il rischio massimo che si corre è perdere il lavoro.
Inoltre il problema dei trader e dei banchieri è che sono “pagati troppo rispetto ai lavoratori degli altri settori e non sono abbastanza controllati“. Insomma bisogna trovare gli “incentivi appropriati e limitati da corrette strutture di controllo”. E’ arrivato il momento in cui i regolatori devono intervenire e in questo sì che è d’accordo con gli indignati.