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ADVISE ONLY – Uber, che cos’è e come funziona

Londra, Milano, Parigi, Berlino, Amburgo, Barcellona. I tassisti di diverse città europee hanno protestato tutti insieme in modo coordinato. Il motivo è presto detto: Uber. Ed è sempre Uber ad aver innescato una grande campagna mediatica a livello mondiale al punto che, anche chi non l’ha mai usato, ne ha sentito parlare. Ma di cosa si tratta?

Uber: che cos’è e come funziona

Uber è un’applicazione che permette di noleggiare in tempi rapidi un’auto con conducente e concordare la tariffa prima di partire. In generale, i prezzi sono più bassi rispetto a quelli dei taxi per l’applicazione low cost UberX, ma esistono diversi tipi di servizio che vanno fino a Uber Black, il servizio di alta gamma caratterizzato da un auto di lusso con autista in abito scuro.

Uber è stata lanciata a San Francisco nel 2009 grazie ad una startup fondata da Garrett Camp e Travis Kalanick ed è presente in ottanta città di tutto il mondo. Ha circa 900 dipendenti e non possiede automobili. I dati (non ufficiali) parlano di un fatturato di $ 1,1 miliardi nel 2013 e di utili intorno ai 200 milioni.

L’aspetto di novità è che la prenotazione dell’auto può avvenire via smartphone, utilizzando un’applicazione (per iOS e Android) basata su un sistema di localizzazione GPSmentre ilpagamento avviene con carta di creditoTutto questo rende il servizio molto rapido ed efficiente e consente di applicare tariffe più convenienti.

Uber vale 17 miliardi di dollari?

Il 3 giugno scorso alcuni importanti investitori istituzionali (tra cui Fidelity) hanno investito 1,2 miliardi di dollari in Uber, ottenendo in cambio una percentuale di azioni che porterebbe il valore della società a17 miliardi di dollari!

Ragioniamo un po’. Obiettivamente, 17 miliardi di dollari sono un bel po’ di soldini (e 90 volte gli utili una signora valutazione). Per intenderci, portando esempi di aziende di settori vicini al trasporto, Ryanair vale 18 miliardi di dollari così come la non più tanto italica FIAT. Nel settore tecnologia/social media, LinkedIn vale 17 miliardi di dollari.

I commentatori si sono immediatamente divisi.

  • Tecnoentusiasti: pensano che Uber rivoluzionerà il mondo e la definiscono disruptive  – parola molto di moda tra i fanatici del settore della tecnologia – e non attendono altro che un IPO per comprarsi le azioni;
  • Tecnoscettici: pensano che Uber sia nient’altro che una bolla, tipo quella di Candy Crush.

Penso valga la pena di stendere un piccolo schema per chiarirci le idee.  Ho deciso di usare l’analisi SWOT(acronimo di Strenghts, Weaknesses, Opportunities and Threats). Questa analisi ha l’obiettivo di individuare i punti di forza, di debolezza, le minacce e le opportunità legate a una società o a un settore. Proviamo ad applicarla a Uber. Lo so, fa tanto consulente aziendale, ma aiuta a riordinare le idee con chiarezza.

La mia modesta opinione è che Uber introduca nuove e interessanti modalità di esercizio in un settore che innovativo non è. Probabilmente questo approccio al trasporto diventerà lo standard nei prossimi anni ma, verosimilmente, farà fatica a mantenerne l’unicità. Infatti esistono già servizi di taxi e trasporto in auto, presenti localmente sul territorio, che potranno copiarne e superarne la tecnologia.

Esiste inoltre un rischio a mio avviso più grande: quello di un intervento del legislatore, che in un settore altamente regolamentato come quello del trasporto pubblico, potrebbe tranquillamente mettere Uber fuorigioco per proteggere gli operatori locali.

Insomma, vedremo se questi numeri incredibili saranno sogno o realtà (o magari una bolla). Ma è assai probabile che, quando entrano in gioco la tecnologia e il web, a beneficiarne saranno soprattutto i consumatori, che plausibilmente godranno di tariffe più convenienti e di attese inferiori dei taxi.

Nel frattempo, il guru mondiale delle valutazioni di azioni, il prof. Aswath Damodoran della New York University, ha effettuato un interessante e assai completo esercizio di valutazione di Uber e delle sue prospettive di business rispetto al settore e alle aziende a esso comparabili, che vi invito a leggere qui.

Ai lettori più curiosi anticipo solo che il numero magico cui arriva Damodoran è di circa $ 6 miliardi: parecchio lontano dai 17 di cui si parla in questi giorni. Voi che ne pensate: bolla o rivoluzione?

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