Se ci soffermiamo attentamente ad analizzare gli ultimi due anni, emerge che l’Europa ha vissuto il peggior periodo da quando esiste l’Euro e, probabilmente, da quando è stata creata la Cee; noi italiani lo sappiamo bene visto che i nostri titoli di Stato hanno registrato movimenti violentissimi.
Per la prima volta, infatti, il tema non è stato includere altri Paesi o procedere verso il cammino di unificazione, ma ci si è chiesto con insistenza se quello della moneta unica non fosse stato un passo più lungo della gamba. L’Euro è stato oggetto di accuse incrociate tra Paesi core, i quali lo avrebbero sfruttato per rendere meno competitivi i Paesi periferici, e questi ultimi, che avrebbero beneficiato di tassi bassi senza preoccuparsi di riformare l’economia e intraprendere il cammino verso il risanamento ed il rigore. Quale sarà l’epilogo di questa storia? Lo smantellamento dell’unità monetaria o, al contrario, un’accelerazione verso l’unificazione politica?
Un’altra domanda è: sarà servito questo “stress test” a spingere i Paesi “cicala” a fare quelle riforme che per lunghi anni hanno rimandato? Qual è stato il Paese europeo che negli ultimi mesi si è comportato meglio, diminuendo in modo più consistente lo spread con la Germania? Più avanti conoscerete la risposta.
Da quando il differenziale dei titoli di Stato italiani ha toccato quota 550 sugli omologhi tedeschi, sono cambiate tante cose:
– La Bce di Draghi ha effettuato l’Ltro e l’Ltro2;
– Berlusconi è stato costretto alle dimissioni, anzitempo, su spinta del Presidente Napolitano ed è stato sostituito con il prof. Mario Monti;
– La Grecia ha ristrutturato il debito e ha ricevuto due super prestiti dalla Troika (BCE, FMI e UE) promettendo un piano di rientro del debito pubblico e importanti riforme (…le farà?).
Nella seconda immagine si possono vedere gli spread di tre Paesi: l’Italia, i nostri vicini francesi (considerati “core“) e i cugini spagnoli (considerati a lungo Pigs, più pigs di noi); lo spread è normalizzato a 100 a novembre 2011 (il massimo della tensione in Europa).
Interessante no? Lo spread iberico aumenta fino al 110%, poi scende al 70% la prima settimana di dicembre e, infine, ha un andamento stabile tra il 75-80%. La Francia presenta l’andamento più volatile. Sale fino al 130% nella fase più acuta, quando tutti pensavano che, dopo il Belpaese, i mercati avrebbero “attaccato” i titoli di Stato transalpini. L’andamento, tra picchi positivi e negativi, si ferma al 65%, con una performance niente male. Ma guardate lo spread italico: scende fino al 65% il 7 dicembre, poi si impenna nuovamente esattamente come gli altri partner. A partire dalla metà gennaio, invece, la discesa è inesorabile, continua e rapida: a metà marzo lo spread italiano è diminuito del 50%!
Scontato? Banale? No, in realtà non è l’Italia ad aver avuto la performance migliore. La tabella (prima immagine) mostra l’andamento di alcuni Paesi europei. Come vedete, non mancano le sorprese: è il Belgio il campione dell’Eurozona. Ma chi ci fa preoccupare di più, ormai, è il Portogallo. Tenetelo d’occhio sul Blog di Advise Only.