Madrid è di nuovo il cuore della crisi europea e, a fronte dei nuovi annunci di austerità, i cittadini spagnoli sono scesi in piazza. La reazione dei mercati è stata rapida: il Bonos a dieci anni è volato oltre il 6% e lo spread è tornato ad accelerare (con un pericoloso effetto domino sull’Italia). A livello sociale, si stanno risvegliando i moti separazionisti: la Catalogna (la regione economicamente più produttiva della Spagna) ha richiesto l’approvazione per avviare un referendum per ottenere l’indipendenza dal Governo di Madrid. Il downgrade di Moody’s incombe e i mercati si attendono che presto Rajoy chieda aiuti all’Unione europea: Mario Draghi ha invitato più volte il premier spagnolo a scegliere questa strada e Olli Rehn a Madrid oggi ha dichiarato che la Commissione Ue ha tutto pronto semmai Madrid si dovesse decidere. Questa, la cronaca dell’ultima settimana in Spagna.
La pubblicazione della Finanziaria 2013 ha solo parzialmente tranquillizzato i mercati: i più la vedono come un primo passo per la richiesta di bailout e l’intervento della Banca Centrale Europea (tramite il programma Omt annunciato dal presidente della Bce Mario Draghi). Il commento (per fortuna positivo) del commissario europeo Rehn non ha tardato ad arrivare: “La Spagna, con l’annuncio odierno, risponde alle raccomandazioni specifiche dell’Unione e addirittura va oltre tali richieste in alcune aree”, come dire che la Spagna soddisfa la “condizionalità” richiesta a gran voce dal Governatore Draghi per avviare le procedure di “scudo anti spread”. Il budget 2013 annunciato prevede 40 miliardi di euro di tagli aggiuntivi (per i due terzi minori spese, il resto maggiori tasse). Maggiore austerità e scarsa crescita (la Spagna ha il primato per il tasso di disoccupazione europeo 25,1%!) sono una spirale negativa che non promette bene per gli iberici e per l’Europa nel suo complesso.
Oltre al Budget la Spagna ha annunciato la costituzione di una autorità fiscale indipendente il cui obiettivo è monitorare i progressi sul fronte del bilancio, e di un pacchetto che dovrebbe constare di 43 nuove leggi finalizzate alle riforme strutturali con obiettivo principale un incremento della competitività. Le ipotesi di base del Governo prevedono rallentamento del Pil del -1,5% nel 2012 e dello -0,5% per il 2013 (che a prima vista appare ottimista). Date le premesse, secondo il governo di Madrid, ciò sarà sufficiente per raggiungere i target deficit/pil per il 2012 (6,3%) e 2013 (4,5%).
Levata di scudi la scorsa settimana da parte dei paesi “core” europei: è impossibile per l’Esm farsi carico dei debiti bancari. Questo avrebbe ovviamente ripercussioni enormi soprattutto sui bilanci di Paesi – come Spagna e Irlanda – il cuore del problema è proprio il sistema bancario. Se passasse l’ipotesi “core” la Spagna non riuscirebbe a rimettere i debiti delle sue banche e questo implicherebbe un ulteriore peggioramento del deficit (o disavanzo pubblico) al 7,4% nel 2012 (il trattato di Maastricht lo imponeva sotto il 3%, ricordate?).
Attendono la Spagna mesi di pene per far fronte da un lato alle raccomandazioni europee e dall’altro al malcontento sociale che da esse si contrappone. La maggiore austerità, richiesta delle linee guida di Bruxelles, si traducono in uno spread più basso (cosa succede se scende lo spread?) e quindi minori oneri da interessi (il deficit) ma, al contempo, rivitalizza nel Paese le spinte separatiste. La speranza è che le riforme arrivino presto e siano in grado di migliorare in modo decisivo lo scenario macroeconomico, unica via per un risanamento veloce, come mostra il caso irlandese.