La Grecia e una sua possibile uscita dall’euro è il tema dominante sui mercati finanziari: i costi, il contagio ad altri Paesi, la recessione, il “fuggi fuggi” dei depositi dalle banche considerate più vulnerabili, e non solo. Tale accadimento è dato come “possibile”, se non “probabile”, da molti analisti (l’agenzia di rating Standard & Poor’s assegna all’evento il 30% di probabilità, Nomura il 50%).
Advise Only ha già parlato dei costi economici del Grexit, ma quali potrebbero essere gli effetti sulle diverse classi di attività finanziarie? Lungi dal voler fare previsioni, abbiamo studiato un’analisi della Bank of America (BAC), che parla proprio dell’impatto sui mercati finanziari di un’uscita delle Grecia dall’euro.
È risaputo che i mercati tendono ad anticipare, si muovono sulle aspettative e sulle ipotesi, per cui molti movimenti di aggiustamento e preparazione dei portafogli in vista di un Grexit sono già state effettuate.
Rendimenti nulli o addirittura negativi sul mercato obbligazionario tedesco, tassi americani ai minimi di sempre, tassi svizzeri pesantemente negativi, sono solo alcuni degli effetti del cosiddetto “risk off”, la ricerca dell’azzeramento del rischio, di protezione e la volontà di conservare il proprio patrimonio in caso di “catastrofe”. Il rischio, però, non lo si può guardare solo da una prospettiva: ciò che appare come “privo di rischio” in uno scenario, potrebbe al contrario rivelarsi particolarmente doloroso in altre circostanze. La composizione di un portafoglio va, dunque, effettuata assegnando probabilità ai diversi accadimenti e bilanciando i rischi dei vari scenari.
Advise Only da un po’ di tempo ha elaborato una serie di portafogli che hanno l’obiettivo di proteggere i risparmi personali in questo momento di grande incertezza dei mercati e di crisi del debito europea. L’euro crollerà e si tornerà alla lira? Nascerà l’euro a due velocità e l’Italia sarà in serie B? Il team di consulenza di Advise Only SIM ha individuato tre scenari possibili per la crisi dell’Eurozona e poi ha individuato tre portafogli d’investimento “Anti-crisi”, uno per ogni scenario. Scopri di più leggendo “Come investire in tempo di crisi?”.
Per valutare gli effetti di un’uscita della Grecia occorre naturalmente distinguere tra la reazione iniziale dei mercati e l’assestamento successivo a fronte delle reazioni delle Autorità e delle Istituzioni.
Gli economisti della Bank of America nella loro analisi parlano di tre canali di contagio sui mercati:
- fuga dai depositi: in Grecia e negli altri periferici con conseguente crisi di liquidità delle banche;
- difficoltà di funding: per il sistema bancario europeo (nel suo complesso aggiungeremmo) e per i rischi di solvibilità (molte aziende greche, a cui sarebbe impedito l’accesso a capitali esteri, potrebbero arrivare al default e rivelarsi insolventi nei loro pagamenti);
- riduzione dell’esposizione ai titoli di Stato dei Paesi considerati “a rischio” e successivo aumento degli spread, ulteriore contagio sui mercati obbligazionari di Spagna ed Italia.
Ovviamente ciascuno dei tre accadimenti richiederebbe azioni repentine da parte delle autorità, Banca Centrale Europea in primis, come ad esempio:
- ricapitalizzazione delle Banche a livello europeo
- liquidità illimitata da parte della Banca Centrale Europea per il sistema bancario
- ripristino dell’acquisto di titoli governativi tramite il programma SMP (Security Market Program) da parte della BCE
- rafforzamento dell’ESM per contenere il contagio ad altri Paesi.
Purtroppo, almeno allo stato attuale, stento a figurarmi un’uscita “ordinata” della Grecia dall’euro ma in ogni caso, se dovesse avvenire, sarebbe un trauma!
All’indomani dell’uscita si potrebbero accentuare il trend e i movimenti già in atto sui mercati finanziari Europei.
- Tassi ufficiali in calo, e possibili tensioni sull’Euribor (come è già accaduto durante la Crisi Lehman Brothers).
- Bund e obbligazioni tedesche ai massimi di sempre come prezzo e ai minimi di rendimento (BAC parla del rendimento del Bund decennale all’1%, o sotto!), ma diffido delle previsioni puntuali.
- Rendimenti dei periferici in aumento; il decennale spagnolo si è già pericolosamente avvicinato alla soglia del 7% (quella per intenderci che ha portato Portogallo ed Irlanda sulla via del non-ritorno).
- In Italia pressioni sul BTP e, soprattutto, sulla parte più illiquida del debito italiano: BTP inflation linked e CCT.
- Titoli societari (corporate) a merito di credito medio alto (Investment Grade) in allargamento modesto (rendimenti in rialzo), sottoperformance probabile dei titoli legati al ciclo economico.
- Titoli societari a merito di credito basso (High Yield), penalizzati in quanto attività a rischio più elevato.
- Titoli societari appartenenti al settore finanziario fortemente penalizzati: sia investment grade che High Yield, tra questi ultimi in particolare le obbligazioni bancarie subordinate le cui sorti, in caso di uscita della Grecia, potrebbero essere poco chiare.
- Mercati azionari europei in calo: particolarmente penalizzato il settore bancario, sottoperformance anche dei settori ciclici viste le probabili conseguenze a livello di ciclo economico; In calo, ma in misura meno marcata, i settori difensivi.
- Mercati azionari esteri: probabile discesa legata ai timori di recessione economica protratta e fuga dalle attività rischiose.
- Valute: in apprezzamento sull’euro, soprattutto dollaro e yen.
- Mercato delle commodity colpito dai timori di recessione globale.
Come detto alcuni di questi trend sono già in atto e l’aggravarsi e il perdurare di tali processi saranno in larga parte legati alla reazione delle Autorità politiche.
Nel caso in cui la BCE ed altre Banche Centrali fossero scarsamente coinvolte, esiste il rischio che le situazioni delineate in precedenza si smorzino in intensità e di conseguenza potrebbe servire più tempo per invertire tale andamento, i tassi sulle obbligazioni tedesche potrebbero rimanere molto bassi a lungo (come in Giappone) e le attività rischiose continuerebbero ad essere sotto pressione.
Nel caso, auspicabile, di un intervento deciso della BCE, i trend potrebbero invertirsi repentinamente anche a causa delle “ricoperture” degli operatori che hanno portafogli “scarichi di rischio”: tutti correrebbero a vendere Bund e ci sarebbe un rally delle obbligazioni dei periferici (Italia e Spagna in testa). Lo stesso si verificherebbero anche per gli High Yield, i titoli societari investment grade e le obbligazioni finanziarie senior.
Ho dei dubbi sulle obbligazioni bancarie subordinate (T1 soprattutto), in quanto potrebbero essere assimilate ai titoli azionari per agevolare le ricapitalizzazioni bancarie comunque necessarie. Se all’intervento della Banca Centrale si accompagneranno anche interventi a favore della crescita economica, l’effetto sarà esteso anche a tutte le attività che beneficiano dello sviluppo economico, come titoli azionari ciclici ed industriali.
Detto ciò è difficile azzeccare il trend, ma ancora più difficile è riuscire ad avere il giusto timing, ossia comprare o vendere riuscendo a colpire esattamente i punti di svolta.
Il portafoglio d’investimento va progettato con calma e costruito con pazienza, essendo a conoscenza dei rischi che si vanno a sopportare e dell’esistenza di alta volatilità, che caratterizza la maggior parte delle attività finanziarie in questo periodo.
A tutti i traderoni (coloro che entrano ed escono velocemente dalle attività finanziarie) la mia stima e il mio personale “in bocca a lupo”, in questo periodo si possono far fortune ma anche bei disastri.