Silenzioso e infido, il contagio serpeggia nei mercati finanziari, pronto a colpire. La crisi dell’Eurozona lo ha portato nelle case dei risparmiatori italiani, che hanno imparato a temerlo.
Ma che cos’è il rischio di contagio? Si tratta del pericolo che le difficoltà incontrate da un elemento del sistema finanziario, ad esempio una nazione o una banca, si propaghino velocemente e con impatto avverso su altri elementi del sistema, con un effetto complessivo catastrofico.
Perché vi sia contagio occorre un virus (il default in questo caso), un focolaio (un organo o degli organismi colpiti, cioè Paesi, aziende e persone) e dei veicoli di trasmissione. Due sono i mezzi principali di propagazione del contagio:
- il meccanismo psicologico, cioè la fuga da qualunque soggetto e situazione potenzialmente virulenta (la motivazione dietro la vendita massiccia di titoli di Stato dei Paesi euro periferici da parte degli investitori internazionali…);
- l’esistenza di forti connessioni finanziarie all’interno del sistema: ad esempio, A è creditore di B, B è creditore di C, se C fa default B subisce delle perdite e potrebbe non essere in grado di ripagare A.
Nella crisi dell’Eurozona sono presenti entrambi i mezzi del contagio: non ci facciamo mancare nulla. Quanto al focolaio, è evidente come esso si collochi in Grecia. Il virus ha attecchito facilmente in un sistema dalla struttura gracile come l’Eurozona: un unione monetaria, ma non fiscale e politica, un gigante con le gambe d’argilla.
Il rischio di contagio è una cosiddetta variabile latente, cioè non è direttamente osservabile, che si “nasconde” nei dati visibili. Sarebbe interessante portarla alla luce nell’Eurozona e vedere che aspetto ha lo spettro dello spread… beh, noi ci abbiamo provato. Vediamo come (cari “nerd” finanziari interessati ai dettagli: scriverò quanto prima un breve documento tecnico che posterò sulla community Advise Only e vi avverto che l’analisi è assai preliminare; per tutti gli altri, quando vedete la parola “tecnicamente”… andate avanti).
Utilizzando gli spread rilevati giornalmente dei titoli di Stato dei Paesi dell’Unione Monetaria rispetto alla Germania, abbiamo cercato di “stanare” il rischio di contagio dai dati finanziari, utilizzando una metodologia statisticaconosciuta come “Principal Component Analysis”, che consente di separare la componente sistemica, cioè la sostanza, dal rumore di fondo.
Si nota il picco degli ultimi mesi del 2011, la successiva discesa e poi ancora la risalita quest’anno, nel periodo precedente le prime elezioni in Grecia. Da allora si notano lievi miglioramenti, corrispondenti ai passi avanti nelle sedi politiche ed istituzionali per risolvere la crisi europea. Ma il rischio resta elevatissimo.
Interessante a questo punto è anche capire con quali tempi e intensità i vari Paesi vengono coinvolti. Concentriamoci sull’ultimo anno e su un gruppo ristretto di Paesi che ci sembrano particolarmente significativi: Italia, Spagna,Irlanda e Portogallo.
Cosa ci dice il grafico? Innanzitutto che le tensioni derivanti da Irlanda e Portogallo, oggetto di “bail-out”, hanno perso importanza agli occhi degli operatori che trattano i titoli di Stato. Se posso permettermi, questo potrebbe essere un grave errore a mio parere, perché i problemi del Portogallo sono in larga parte ancora lì…
Poi il grafico evidenzia come, sul finire del 2011, i problemi del Governo italiano fossero il fattore di rischio più importante. Variabile che è andata scemando in seguito.
Infine, emerge come recentemente Spagna e Italia contribuiscano sempre più al rischio di sistema: a intimorire il mercato è infatti il duplice meccanismo di trasmissione tra rischio bancario e rischio sovrano (la minaccia principale per la Spagna), e il successivo legame tra Spagna e Italia. Evidentemente la Spagna potrebbe, nello scenario peggiore, trascinare l’Italia nel baratro.
All’Eurogruppo di venerdì, quindi, spettava il compito cruciale di definire i dettagli sulle modalità di erogazione degli aiuti alla Spagna per ricapitalizzare le banche,indebolendo così il meccanismo di trasmissione del rischio di contagio. Si sono fatti passi avanti ma non tutto è chiaro nella percezione deimercati.
Riusciranno “i nostri eroi” – i politici europei – a spegnere il contagio? Ci sarà la possibilità di guarire per i Paesi più colpiti e, soprattutto, si riuscirà a trovare il vaccino per evitare che una situazione del genere si verifichi di nuovo?