Se ne parla ormai da parecchio tempo, ma adesso il “rumor” è diventato realtà: giovedì 3 ottobre sono stati resi pubblici i dettagli dell’IPO di Twitter.
L’IPO è attesa per fine novembre, non si sa ancora su quale listino avverrà la quotazione – Nasdaq? – ma si conosce già il ticker dell’azione dell’uccellino blu, che sarà “TWTR”. Le voci più accreditate parlano di un’offerta di azioni per un controvalore di $1 miliardo, che collocherebbe la valutazione della società intorno ai $15 miliardi.
Sembrano davvero un sacco di soldi per una società che ha sì 218 milioni di utenti a giugno 2013, ma che nel 2012 ha fatto ricavi per $316 milioni e perdite nette per $80 milioni. I numeri per i primi 6 mesi del 2013 parlano di ricavi per $253 milioni e perdite nette per $69 milioni.
I ricavi però sembrano crescere rapidamente (vedi grafico 1).
Gli analisti si attendono ricavi per oltre $500 milioni nel 2013 e per $1 miliardo nel 2014. E allora come mai il social network dei cinguettii dovrebbe valere una cifra esorbitante: $15 miliardi? Sono tutti impazziti?
La storia è simile a quella di Facebook, che è sì crollata a $18 per azione dopo una valutazione iniziale a 38, ma che ad oggi vale 50 (vedi grafico 2).
La misura più utilizzata per comparare la valorizzazione di queste società è quella di esaminarla come multipli delle vendite: Facebook vale circa 21,7 volte il valore delle vendite, Linkedin circa 22,4 volte il valore del venduto. Twitter sarebbe quotata a circa 16 volte il valore atteso delle vendite per il 2014. In un certo senso è conveniente.
Il buonsenso fa onestamente dubitare della congruità di questi numeri e l’ingombrante teoria dei mercati perfettamente efficienti (il cui assunto è che il mercato è in grado di prezzare un titolo correttamente in ogni momento) si scioglie come neve al sole. Però (c’è un però)… queste società in qualche modo hanno cambiato (per sempre) le nostre vite e quelle delle società in tutto il mondo. D’improvviso, con i social network, la pubblicità in TV e in radio è diventata obsoleta e decenni di regole di marketing sono state cancellate con un colpo di spugna.
Tutti viviamo (anche) una vita parallela sul web ed è qui che le aziende si stanno precipitando per comunicare con clienti attuali e potenziali. Forse negli USA – sarà un caso che queste aziende di successo siano nate tutte qui? – hanno capito il valore dei social network, aziende con ricavi attuali bassi ma con lo stato patrimoniale zeppo di informazioni su milioni di utenti. L’informazione è la vera ricchezza ed è un asset che non si può facilmente replicare. Forse la vera chiave di successo per il futuro.
Voi che ne dite, in Italia saremmo capaci di apprezzare e riconoscere valore in aziende come queste?