Il progetto era già fallito in Bangladesh, ma in India ci sono tutti gli ingredienti affinchè questa iniziativa della Adidas abbia successo. Si tratta del progetto “scarpa a 1 dollaro”, ossia a neanche un euro (0,74 al cambio attuale), lanciato dall’ad del gruppo bavarese di abbigliamento sportivo Herbert Hainer in un’intervista alla Die Welt.
E’ la “formula Terzo Mondo”, già sperimentata con successo due anni fa in Africa, in occasione dei Mondiali di calcio. “Perché tutti i bambini hanno diritto a un paio di scarpe”, era già lo slogan, sicuramente frutto di una svolta etica , ma anche di una precisa strategia di marketing. Per lanciare prodotti (allora furono le Adidas sneaker) su mercati dove mai sarebbero potuti approdare a prezzi normali. Ma è anche la crisi a imporre questo tipo di impostazione: cambiano i modelli di business, tramonta il lusso, il social si fa avanti.
Adesso Adidas punta tutto sull’India, altro Paese emergente dove la classe media è in piena espansione, con un tasso di crescita attesa di circa il 9% nel 2011 che fa gola a molte aziende mondiali. “Lanciamo in India un secondo progetto. Laggiù, a differenza del Bangladesh, è possibile una produzione di massa“,spiega appunto Hainer. “La scarpa sarà venduta nei villaggi tramite una rete. Vogliamo che il progetto si finanzi da solo”, ha aggiunto, senza precisare quando e in quali regioni avrà luogo il lancio.
Nel 2010, il gruppo Adidas, che vanta una crescita contro-corrente alla congiuntura mondiale, aveva annunciato il lancio di una scarpa ad un dollaro in Bangladesh. “Sfortunatamente il progetto non è andato come speravamo”, ha raccontato l’AD di Adidas. “Abbiamo venduto 5.000 paia in una vendita-test ma abbiamo avuto solo perdite. La scarpa a noi costa tre dollari alla produzione”, ha spiegato. “In più, abbiamo dovuto pagare 3,5 dollari per ogni paio di scarpe di diritti di importazione. Il governo ci ha messo più ostacoli di quanto speravamo”, ha concluso.
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