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Addizionali Irpef: sostituirle con una sovraimposta danneggerebbe la metà dei Comuni italiani

Secondo i calcoli dell’Upb, la misura prevista dalla delega fiscale rischia di provocare, nella migliore delle ipotesi, un ammanco di gettito pari a 109 milioni di euro

Addizionali Irpef: sostituirle con una sovraimposta danneggerebbe la metà dei Comuni italiani

Sostituire le addizionali Irpef regionali e comunali con delle nuove “sovraimposte”, misura prevista dalla delega fiscale all’esame del Parlamento, danneggerebbe circa la metà dei Comuni italiani, che vedrebbero calare le proprie entrate. Lo ha spiegato oggi Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, intervenendo davanti alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale.

In base ai dati più recenti, “si può stimare che, applicando l’aliquota di sovraimposta che garantirebbe lo stesso gettito dell’addizionale a livello di comparto, solo il 50% circa dei Comuni, in cui risiede circa un terzo della popolazione, riuscirebbe a mantenere un gettito invariato”, ha detto la numero uno dell’Upb.

Le addizionali comunali Irpef non possono superare lo 0,8%, per cui il loro gettito massimo ammonta a circa 6,2 miliardi di euro. Per mantenere le stesse entrate potenziali, il tetto della sovraimposta andrebbe fissato al 3,78%: con questa aliquota, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, la quota di Comuni che vedrebbero calare il gettito scenderebbe a circa il 29,3% (il 28% in termini di popolazione).

Si tratta, in sostanza, delle amministrazioni che oggi applicano un’aliquota media alta, superiore allo 0,6%: “Tra questi – prosegue Cavallari – risulterebbero vincolati circa il 59,7% degli Enti nelle Regioni a statuto ordinario e l’81,3% di quelli nelle Regioni a statuto speciale”. In tutto, “il mancato gettito sarebbe pari a circa 109 milioni (l’8,6% di quello dell’addizionale precedentemente riscosso), di cui 92 milioni nelle Rso (l’8,3% del gettito) e 17 nelle Rss (il 10,9%)”.

Pnrr: possibili difficoltà di attuazione da parte di Regioni e Comuni

Cavallari ha poi parlato delle misure che il governo ha varato per favorire l’attuazione del Pnrr da parte di Comuni e Regioni. Gli interventi si articolano su più livelli: dall’incremento delle facoltà di assunzione al trasferimento di risorse, dalla semplificazione delle procedure concorsuali all’adozione di piani estensivi per la formazione, il tutto con il supporto di un nuovo programma di assistenza tecnica.

Misure positive, che però, stando alla presidente dell’Upb, “non garantiscono un aumento effettivo della capacità amministrativa degli Enti territoriali e, in particolar modo, di quelli del Mezzogiorno”.

Regioni e Comuni, quindi, dovrebbero dimostrare di saper cogliere in autonomia le opportunità offerte dall’attuazione del Pnrr, ma “i primi dati disponibili sembrano segnalare qualche difficoltà al riguardo – conclude Cavallari – Ad esempio, con riferimento a una specifica linea di investimento del Pnrr riguardante il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, mentre appaiono coerenti con il raggiungimento dei target fissati nel 2023 le richieste di personale della Sicilia, le altre due Regioni con il risultato peggiore (Basilicata e Calabria) hanno avanzato richieste di personale in linea con la media nazionale”.

Leggi il testo completo dell’audizione.

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