Altro che algoritmo, presto Facebook ci leggerà direttamente nel pensiero. L’ennesima rivoluzione del rapporto uomo-macchina ci porterà dunque, in un futuro forse nemmeno troppo lontano, a fare a meno anche della tastiera, rendendo possibile una comunicazione diretta tra cervello e computer. E’ questo l’obiettivo del progetto Building 8, lanciato da Facebook un anno fa e per il quale Mark Zuckerberg ha “rubato” a Google Regina Dugan, ingegnere ex responsabile di Darpa, il laboratorio R&D della Difesa americana.
“I nostri neuroni possono ‘streamare’ ogni secondo dati equivalenti a 4 film in HD, mentre attraverso la parola si trasmettono dati paragonabili a quelli di un modem degli anni ‘80”, ha recentemente dichiarato Dugan alla conferenza F8, dedicata agli sviluppatori della Silicon Valley. La parola è dunque una perdita di tempo, depotenzia e rallenta le reali capacità della mente umana, persino se veicolata rapidamente tramite la tastiera di un pc o di uno smartphone.
“Digitare parole direttamente dal nostro cervello? Sembra impossibile ma non lo è”, ha aggiunto la responsabile del progetto Building 8, che proverà nei prossimi anni a creare un sistema in grado di decodificare le parole nella parte del cervello che sviluppa il linguaggio, e di trasferirle su un computer alla velocità di 100 parole al minuto, ossia 5 volte di più di quelle che siamo mediamente in grado di digitare oggi su una tastiera.
Per arrivare a questo folle – e persino inquietante, per certi versi – traguardo, Facebook non ha badato a spese, assumendo 60 scienziati specializzati nell’Intelligenza Artificiale e stringendo collaborazioni con tutte le principali università americane, dalla vicinissima Berkeley alla John Hopkins e all’università di Washington. “Si tratta di mettere a punto dispositivi non invasivi – ha spiegato Zuckerberg in persona – in modo da evitare un intervento chirurgico sulle persone, che impedirebbe una diffusione del progetto su larga scala”.
Il primo step sarà quello di un cervello in grado almeno di rispondere, solo col pensiero, “sì” o “no” a una domanda letta o ascoltata attraverso un dispositivo, o di vivere esperienze di realtà virtuale o aumentata senza bisogno di smartphone, caschi o altri dispositivi. Uno degli ultimi stadi della rivoluzione sarebbe invece quello che renderà superfluo imparare le lingue straniere: nemmeno l’inglese, visto che la parola pensata nella propria lingua madre sarà “compressa” e poi successivamente “decompressa” nella macchina, che la tradurrà in qualsiasi altra lingua. “A breve si potrà pensare in cinese e sentire l’audio del nostro pensiero in spagnolo”, ha esemplificato Regina Dugan alla platea di F8.
Il dialogo diretto tra cervello e computer non è però l’unica novità allo studio del progetto Building 8: ispirandosi al sistema braille, la nuova creatura di Zuckerberg sta anche pensando di permettere alla nostra pelle di ascoltare, attraverso l’assorbimento delle vibrazioni del suono. Due innovazioni al giorno d’oggi impensabili, e che aprono scenari nuovi su almeno due fronti, la comunicazione e la privacy. “Quasi 800 milioni di persone nel mondo non sanno leggere e scrivere, ma sicuramente possono pensare – ha spiegato l’ingegnera -. Questa novità ci porterà anche a curare la dipendenza da smartphone, che ci isola dal mondo umano intorno a noi. Potremo almeno tornare a guardarci negli occhi quando parliamo”.
Più inquietante invece la questione della privacy: cosa sarà di noi se Facebook potrà accedere persino ai nostri pensieri più intimi? “Non lo farà – garantisce Dugan -, perché non ne ha diritto. Funzionerà come adesso con le foto: ne scattate tante, ma poi pubblicate solo quelle che volete. Così sarà con i vostri pensieri, sceglierete voi quali condividere”.
Il social network più famoso del mondo non è però l’unico in grado di tentare una rivoluzione del genere. Come spesso accade per le sfide più impensabili, “sul pezzo” c’è anche Elon Musk, boss di Tesla e SpaceX e fondatore di Neuralink, società che si occupa di interfacce cervelli-macchine. Secondo il Wall Street Journal questa nuova avventura dell’uomo che ha prodotto la prima auto elettrica al mondo e che ora sta lanciando quella senza conducente, è iniziata in sordina a luglio 2016 e sarebbe ancora più ambiziosa di quella di Facebook.