Dopo Sinisa Mihajlovic addio anche a un altro campione amatissimo del calcio e a un vero gentleman: ci ha lasciati anche Gianluca Vialli, goleador della Sampdoria prima e della Juve poi e naturalmente della Nazionale dove fino a qualche giorno fa è stato il capodelegazione.
Vialli lottava da cinque anni contro un maledetto tumore al pancreas e nelle ultime ore s’è dovuto arrendere. È morto a soli 58 anni in una clinica di Londra, circondato dalla famiglia. Che le cose si stessero mettendo male per Vialli era parso chiaro già qualche giorno fa quando aveva annunciato di dover rinunciare al ruolo di capo della delegazione della nazionale italiana, che aveva assunto nel 2019 sostituendo un’altra icona del calcio italiano come Gigi Riva. Dopo la morte di Mihajlovic, quella di Vialli getta il mondo nel calcio nello sconforto più nero e qualcuno, come il presidente della Lazio Lotito, si spinge a dire che forse in queste morti c’è qualcosa di sospetto nelle cure che vennero a suo tempo prestate ai due giocatori.
Vialli: “Spero che il cancro si stanchi di me”, ma purtroppo non ce l’ha fatta
“Al termine di una lunga e difficoltosa trattativa con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo – aveva annunciato Vialli il 15 dicembre – i miei impegni professionali presenti e futuri: l’obiettivo è quello di utilizzare tutte le mie energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia”. “Spero che il cancro si stanchi di me” aveva detto qualche tempo fa: purtroppo non è andata così e Vialli non ce l’ha fatta.
Vialli: il suo abbraccio e le lacrime dopo la vittoria dell’Italia all’Europeo 2021
La sua morte è lacerante per il calcio italiano e anche per quello inglese, perchè aveva giocato e allenato il Chelsea e viveva con la famiglia a Londra. Negli occhi di tutti gli sportivi italiani c’è ancora l’immagine dell’abbraccio e delle lacrime di Vialli con il suo gemello Roberto Mancini dopo la clamorosa vittoria dell’Italia a Londra nel campionato europeo l’11 luglio del 2021.
Vialli, come Mihajlovic, è stato uno di quei campioni – in campo e nella vita – che gli sportivi non vorrebbero mai perdere. Se lo ricordano tutti quando, dopo il debutto nella Cremonese, era diventato il centravanti della Sampdoria che nel 1989 conquistò lo scudetto. E se lo ricordano tutti quando nella Juve vinse il campionato nel 1995 e poi la Champions all’Olimpico di Roma. E se lo ricordano anche in Nazionale, da calciatore e da collaboratore numero uno del suo grande amico Mancini.
Vialli è stato un grande campione ma anche un vero gentleman: elegante, cordiale, disponibile con tutti e sempre con il sorriso sulle labbra. Ma talvolta la vita sa essere crudele.