Il ministero delle Infrastrutture ha dato vita libera a un piano da 313 milioni di euro per fronteggiare la crisi idrica al Sud (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). A cosa serviranno questi soldi? Semplice: è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un bando per nuovi progetti volti a ridurre gli sprechi, con la disposizione che entro 45 giorni gli Enti d’Ambito delle cinque Regioni presentino proposte per migliorare la qualità e la gestione del servizio. Quest’ultima è l’anello debole di un sistema distributivo sostanzialmente inefficiente. Emblematico il caso della Sicilia, dove le reti perdono più del 50% dell’acqua destinata alle famiglie. L’obiettivo del provvedimento è combattere gli sprechi che hanno scavato un solco tra Nord e Sud, aggravato da forme di gestione del servizio non coerenti con le necessità. Oltre a quanto previsto dal Piano di Resilienza, si utilizzano ora risorse residue. Infatti il bando deriva dal programma React Eu a disposizione dal ministro per il Sud e la Coesione territoriale, ma gestito dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità: si tratta di fondi europei Pon Infrastrutture e Reti per gli anni 2014-2021.
I progetti possono prevedere l’utilizzo di tecnologie digitali per il monitoraggio delle reti e il miglioramento della resilienza, secondo i principi generali della transizione verde. Per queste opere, più volte il ministro Roberto Cingolani ha fatto riferimento alla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e al Piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Vista dal Sud, il nuovo piano è sicuramente un’opportunità per mettere in campo lavori indispensabili che hanno esposto l’Italia anche ad ammonizioni dell’Ue.
“Il bando – ha detto Mara Carfagna, ministro per il Sud e la coesione territoriale – è una prima risposta a un problema che incide sulla qualità della vita e le potenzialità di sviluppo del Sud. Grazie al piano che abbiamo predisposto proprio nell’ambito di React Eu, c’è la possibilità di iniziare a migliorare la gestione delle risorse idriche al servizio dei cittadini meridionali”. Non sfugge una certa preoccupazione per i tempi con cui gli Enti territoriali sapranno sfruttare l’occasione e presentare progetti cantierabili. La road map interessa evidentemente anche centinaia di aziende che coadiuvano le società di gestione e che con i nuovi progetti cresceranno in occupazione e fatturati. Una catena di valore che al Sud, purtroppo, non si vede in molti servizi.
Il divario rispetto al Nord ha infatti prodotto l’85% delle procedure di infrazione emesse dall’Unione europea nei confronti dell’Italia su tutto il settore dell’acqua. I problemi vanno dalla carenza di depuratori all’inefficienza dei sistemi fognari, alla manutenzione degli impianti. “La riduzione delle perdite idriche nelle reti è una delle principali sfide per il Sud del Paese – ha commentato il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini – È necessario rafforzare il processo di industrializzazione del settore con la costituzione di operatori integrati, pubblici o privati, con l’obiettivo di realizzare economie di scala e garantire la gestione efficiente di un comparto frammentato e complesso”. All’orizzonte riemerge il grande tema della gestione e della capacità industriale di chi riceve in affidamento il servizio. Tema ora in bilico tra riforme economiche, concessioni di servizi pubblici e transizione ecologica.