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Acqua: Italia sprecona, ma crescono gli investimenti

Pixabay

L’acqua è una risorsa sempre più preziosa e strategica, intanto perché pericolosamente influenzata dai cambiamenti climatici, e poi per il tema dell’efficienza idrica, che oggi come non mai è uno dei driver per la competitività e gli obiettivi di sostenibilità di un Paese, e che vede l’Italia praticamente fanalino di coda a livello europeo. A tracciare un quadro dettagliato del fenomeno acqua a livello mondiale è la seconda edizione di Community Valore Acqua, un approfondimento realizzato dal think tank The European House – Ambrosetti. Ne emerge un quadro allarmante: l’acqua oggi è decisiva nel settore civile, industriale e agricolo, il che sta mettendo sotto pressione i prelievi.

Nel 1900 nel mondo venivano prelevati ogni anno 0,65 trilioni di metri cubi d’acqua, oggi sono già 4,6 trilioni e nel 2050 secondo le stime supereranno i 6 trilioni. Questo significa, banalmente, che in un secolo e mezzo il consumo di acqua sarà decuplicato. Nonostante questo, l’acqua rimane una risorsa non scontata, la cui scarsità ha gravi ripercussioni economiche e sociali nel mondo: si pensi ad esempio che 2,2 miliardi di persone (il 28,2% della popolazione mondiale!) non hanno accesso ad acqua potabile e che 4 miliardi di individui, cioè più della metà del totale, soffrono di scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno.

Senza contare che si stanno moltiplicando nel pianeta i disastri naturali legati all’acqua. Nell’ultimo ventennio, il 74% dei disastri naturali nel mondo è stato correlato alla risorsa acqua, e la frequenza di questi eventi è aumentata di 4 volte rispetto al 1980, soprattutto in Nordamerica e in Asia. I cambiamenti climatici che stiamo provando a contenere non faranno altro che esacerbare queste criticità: secondo i dati Onu e Unesco oltre mezzo miliardo di persone in più rischiano di soffrire di malnutrizione, quando già oggi l’inadeguatezza degli impianti idrici causa nel mondo 2 milioni di morti ogni anno.

Una corretta gestione dell’acqua avrebbe anche vantaggi economici: secondo le stime Onu, per raggiungere i target al 2030 dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile servirebbero sì 1,7 trilioni di dollari di investimenti nei prossimi dieci anni, ma è anche vero che l’accesso universale ad acqua e servizi igienico-sanitari sicuri comporterebbe vantaggi economici pari a 170 miliardi di dollari ogni anno, grazie alla riduzione dei costi dell’assistenza sanitaria e dell’incremento della produttività dovuto alla riduzione delle patologie. E l’Italia? In questo contesto già estremamente compromesso, non brilla certo in positivo.

L’unica magrissima consolazione è che non siamo più noi, ma i greci, i più grandi consumatori d’acqua potabile d’Europa: nel 2019 siamo scesi sotto i 153 metri cubi per abitante (-3% rispetto all’anno prima), una quantità comunque esagerata se si pensa che in Francia sono 77,6 metri cubi (meno della metà), in Germania 63,3 e nella virtuosa Malta 31,2. Stiamo leggermente migliorando ma non è affatto sufficiente: secondo lo studio di Ambrosetti con l’attuale andamento di riduzione dei prelievi, all’Italia servirebbero 27 anni (nel 2047) per raggiungere i livelli di prelievi pro-capite della Germania (che tra l’altro non è al top ma solo il decimo Paese più virtuoso su 27).

A questo vanno aggiunti tutti i danni legati ad acqua e clima: nell’ultimo decennio, gli eventi siccitosi occorsi in Italia hanno provocato danni all’agricoltura nazionale per oltre 14 miliardi di euro e l’estate 2020, ancora tutt’altro che finita, in Italia è stata finora caratterizzata da una media di 7 eventi estremi legati all’acqua ogni giorno, tra ondate di calore soprattutto nubifragi e grandinate. Da noi poi è molto accentuato il tema delle perdite. Il dato è da vergognarsi: quasi la metà dell’acqua viene persa lungo la rete idrica nazionale, mentre la media europea è del 23%. Da notare inoltre che oltre alla mancata manutenzione della rete, una parte di acqua immessa in rete, il 3%, non arriva al consumatore a causa dell’imprecisione o del malfunzionamento dei contatori.

Il 3% sembra poco, ma se tutti gli attuali contatori fossero sostituiti in ottica smart, si risparmierebbero circa 275 milioni di metri cubi di acqua oggi dispersa, equivalenti al consumo di circa 650 mila italiani. Sono tutti dati quasi scioccanti, dai quali il lavoro di Ambrosetti ricava un chiaro e ineludibile invito a rilanciare gli investimenti. Oggi il nostro Paese investe solo 40 euro per abitante all’anno nel sistema idrico, una cifra da terzo mondo se paragonata ai 90 euro della Germania, ai 100 euro della media europea e ai 300 euro della piccola Slovenia. Tuttavia ci sono piccoli segnali di ottimismo. Intanto, il Governo grazie ai fondi europei in arrivo è pronto a stanziare grandi risorse sulle infrastrutture, comprese quelle legate all’acqua.

E poi la gestione di Arera ha già dato un po’ di impulso agli investimenti: qualora i gestori idrici riuscissero a mantenere i volumi di investimenti programmati, la spesa per investimenti procapite raggiungerebbe velocemente l’importo di 70 euro per abitante, ovvero il 75% in più rispetto all’ultimo dato disponibile. In questo contesto sarà certamente utile anche una misura recente come il Superbonus 110% incluso nel Decreto Rilancio.

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