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Acqua, in arrivo maxi-conguagli e proteste

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Piomba sulla Fase 2 anche la grana dell’acqua. In piena emergenza economica infatti, a milioni di famiglie italiane stanno arrivando proprio in queste settimane delle bollette dell’acqua più pesanti, in virtù degli aumenti che gli enti d’ambito, autorizzati dall’Arera ad aumentare le tariffe a partire dal 1° gennaio 2019, hanno fatto cadere proprio adesso con dei maxi-conguagli. Le associazioni di consumatori e gli amministratori di condominio sono sul piede di guerra, al punto da chiedere un rinvio o una rateizzazione di questa spesa extra. Un rinvio è possibile, secondo quanto spiega la stessa Arera: gli enti d’ambito avrebbero potuto far scattare progressivamente gli aumenti dal 1° gennaio 2019, ma ancora adesso sono in tempo a spalmarli o a rinviarli ulteriormente.

Gli aumenti ci sono però effettivamente stati, e come è stato possibile? La questione è molto complessa e parte da alcuni dati: l’Italia è il Paese europeo che consuma più acqua pro capite, ma anche quello dove il servizio si paga di meno. Questo cortocircuito per molti anni ha portato gli operatori (che in Italia sono centinaia, con diversi tipi di governance) a non fare investimenti, peggiorando la qualità del servizio, non manutenendo la rete e facendo sì che nel nostro Paese si disperdano 6,5 milioni di litri al minuto (più del 40%). E’ proprio per consentire questi investimenti che Arera, che ha competenza sull’acqua dal 2012, ha istituito nel 2017 un nuovo metro tariffario, una sorta di menù all’interno del quale l’ente d’ambito (raggruppamenti di Comuni, aree metropolitane, o anche intere Regioni) può scegliere la tariffa da applicare.

Per superare il tetto massimo previsto dall’Autorità, le utility che operano negli enti d’ambito (i cosiddetti ATO, ambiti territoriali omogenei) devono dimostrare di aver fatto o programmato investimenti, o comunque di aver migliorato il servizio. Inoltre, come ricorda Arera, l’Italia deve rispondere alla Direttiva Ue secondo la quale l’acqua è un bene primario ma chi inquina (cioè chi consuma di più) deve pagare di più. Da qui gli aumenti, ampiamente previsti e dovuti, ma la cui tempistica è effettivamente discutibile, nel pieno di una emergenza economica che sta travolgendo milioni di famiglie. Cosa è cambiato concretamente? Per le utenze domestiche, c’è una quota fissa, indipendente dai consumi, per coprire i servizi di acquedotto e fognature ed una quota variabile per la quale viene applicata una tariffa sulla base del numero di componenti la famiglia, dunque pro-capite (in osservanza della citata Direttiva Ue).

Col nuovo tariffario il costo a metro cubo della tariffa agevolata passa da 0,23 euro a 0,37 euro, ma soprattutto il sistema pro-capite prevede che se non viene indicato precisamente il numero di persone in un appartamento (o come più spesso capita, in un intero condominio), la bolletta considera un numero forfaittario pari a tre membri. Quindi se si è effettivamente 3 o meno persone, il prezzo è cautelato fino ad un determinato consumo; per le famiglie numerose invece i membri in eccedenza pagheranno sin dal primo litro di consumo la tariffa più alta. Fin qui tutto regolare. La scelta di alcune aziende di non applicare progressivamente gli aumenti applicando un unico maxi conguaglio – che conteggia in maniera retroattiva gli aumenti scattati il 1° gennaio 2019 – ha invece messo in difficoltà fasce di consumatori con aumenti in bolletta che qualcuno ha calcolato fino a +70%.

“Non bastavano le difficoltà che le famiglie stanno vivendo, tra prezzi triplicati, speculazioni su guanti e disinfettanti, oltre alla paura per il contagio: a peggiorare la situazione contribuiscono le aziende che gestiscono il servizio idrico che hanno scelto proprio questo delicato momento per applicare il nuovo sistema tariffario”, ha fatto notare la Federconsumatori. Il cui presidente, Emilio Viafora, non ha dubbi: “Consideriamo una vera e propria follia l’applicazione, per di più retroattiva, di un siffatto sistema tariffario, in un momento quanto mai delicato e difficile per le famiglie colpite dalla grave crisi causata dalla pandemia, al posto di agevolarli, si mettono in difficoltà i cittadini. Per di più in relazione a un bene primario come l’acqua. Per questo chiediamo con urgenza una sospensione della nuova tariffa, almeno fino a gennaio 2021, con contestuale sospensione del calcolo retroattivo”. 

All’appello si associano gli amministratori di condominio. La presidente dell’Anaci (associazione nazionale amministratori di condomini) Rossana De Angelis, ha invato una lettera all’Arera chiedendo la sospensione delle nuove tariffe sino alla fine dell’anno, compreso il calcolo dei conguagli con effetto retroattivo. O quantomeno una moratoria sulle scadenze e la concessione della massima rateizzazione sulle fatture già emesse o da emettere. “Appare ingiustificata controtendenza la messa in riscossione di fatture relative a un bene primario quale l’acqua, aumentate per gli aggiornamenti tariffati introdotti e gravate per i conguagli tariffari retroattivi fino al 1 gennaio 2019”, sottolinea De Angelis, mentre la stessa Arera ha precisato che i conguagli non possono considerare i consumi precedenti di due anni.

Va ricordato, infine, che se gli investimenti per migliorare il servizio portano inizialmente ad un aumento dei costi, nel tempo sono proprio i servizi di migliore qualità ad essere più convenienti per i consumatori. L’esempio è quello della Lombardia, dove il servizio è particolarmente efficiente grazie ad investimenti corretti in passato: nel 2018 la bolletta idrica per una famiglia lombarda superava appena i 300 euro l’anno, rispetto ai 426 euro della media nazionale.

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Categories: Economia e Imprese