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Acea Sustainability Day: “Dalla crisi Covid opportunità di sviluppo”

Acea ha dedicato la seconda edizione del Sustainability Day al tema delle “Infrastrutture e next city: le opportunità di una crisi” – Utility fondamentali nel processo di transizione, con 50 miliardi di investimenti – L’Ad Gola: “Pronti a fare la nostra parte, ma serve il supporto delle istituzioni”

Acea Sustainability Day: “Dalla crisi Covid opportunità di sviluppo”

Cosa ci ha insegnato un anno (quasi) di Covid-19?Abbiamo imparato a vivere diversamente per esempio lavorando in smart working, orientandoci ad una vita di quartiere riducendo i nostri spostamenti o addirittura azzerandoli. Abbiamo anche imparato ad impostare diversamente la nostra socialità e tutto questo ha avuto un risvolto anche sull’impatto ambientale. Abbiamo toccato con mano quanto sia fondamentale la disponibilità di connessioni digitali veloci e di una infrastruttura in fibra moderna.

I cambiamenti che abbiamo vissuto potrebbero avere, e probabilmente avranno, un impatto di lungo periodo sui nostri modelli di vita a cominciare dalle città il cui futuro è da ripensare, con una diversa qualità di vita: meno concentrata verso il centro cittadino e con periferie di pari dignità, quindi dotate di servizi equivalenti in qualità ed efficienza.

Per questo Acea ha voluto dedicare il Sustainability Day 2020, giunto alla seconda edizione, al tema delle “Infrastrutture e next city: le opportunità di una crisi” per ragionare su come rendere l’emergenza che stiamo ancora attraversando una vera opportunità di sviluppo equo e sostenibile.

All’evento, svoltosi quest’anno in modalità completamente digitale, hanno partecipato rappresentanti del mondo delle Istituzioni, tra cui la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola de Micheli, della ricerca ed esperti della green economy. Con loro anche la presidente di Acea, Michaela Castelli, e l’amministratore delegato del gruppo Giuseppe Gola. 

Secondo quanto emerso nel corso dell’incontro digitale, la pandemia da Covid-19 porta i decisori (le istituzioni) ma anche gli stakeholder (i portatori di interessi) ad un ripensamento complessivo e costringe tutti ad una maggiore flessibilità e resilienza. Occorre ripensare le società del futuro con una visione più disaggregata e questo ripensamento chiama certamente in causa il ruolo delle utility, la digitalizzazione delle reti in funzione della transizione energetica, della mobilità elettrica, dei nuovi gruppi autonomi di produttori-consumatori (per esempio: nell’ambito di un condominio o di un comprensorio), di un nuovo approccio allo smaltimento dei rifiuti (per esempio con impianti compost domestici o “sul posto”), sapendo che tutto questo richiede di essere abilitato e che richiede resilienza e un ruolo più attivo da parte di chi gestisce infrastrutture e servizi. L’emergenza ancora in corso dimostra anche il bisogno di implementare soluzioni di vita innovative, fondate su logiche più sostenibili e di delineare una nuova conformazione di città, la next city, basata su un’idea di smart community in cui si modificano le dinamiche di relazione in un modello di socialità più partecipativo, inclusivo e responsabile. 

In questo contesto “le utilities avranno un ruolo fondamentale”, come ha sottolineato l’Ad di Acea, Giuseppe Gola, attraverso gli investimenti finalizzati all’evoluzione delle infrastrutture che sono elemento fondante del nuovo progetto di città. L’impegno del comparto è testimoniato dal piano di investimenti di 50 miliardi di euro da realizzare nei prossimi 5 anni. Nel dettaglio, 30 miliardi saranno destinati al settore idrico, 12 miliardi a quello energetico, 8 a quello ambientale. Senza dimenticare i progetti presentati per il “Recovery Fund”, considerato il vero “acceleratore” di un processo già in atto.

Acea, dal canto suo, nel piano industriale al 2024 presentato il mese scorso ha previsto 4,6 miliardi di euro di investimenti, di cui 2,1 correlati a specifici target di sostenibilità. I progetti realizzati dalla società nei prossimi anni, secondo i calcoli, potranno incidere positivamente sul PIL italiano per circa 6 miliardi di euro, generando occupazione direttamente e indirettamente per oltre 21mila persone.

Nel corso della giornata Acea ha presentato diversi progetti, come la nuova release dello “Smart Comp”, un mini-impianto che trasforma in compost i rifiuti organici nel luogo in cui sono prodotti, e la tecnologia “Plastic to Methanol” che consente di ricavare metanolo dalle plastiche non recuperabili. 

Parlando della transizione energetica, la società ha promosso un piano di sviluppo per la mobilità elettrica che prevede l’installazione di oltre 2.200 colonnine di ricarica entro il 2024, e il progetto “PlatOne”, che abilita meccanismi di flessibilità energetica e un approccio di gestione alla rete elettrica, in grado di garantire maggiore stabilità e resilienza. 

“La crisi ci spinge ancor più a considerare la sostenibilità con significativi investimenti a supporto delle infrastrutture”, ha dichiarato Michaela Castelli, presidente di Acea. “Le imprese sono pronte, ma devono trovare un ecosistema – principalmente in ambito istituzionale, favorevole ad iter autorizzativi più snelli – che agevoli la loro capacità di pianificazione e realizzazione”, ha concluso.

Dello stesso avviso anche Giuseppe Gola, amministratore delegato della società: “Acea è impegnata in un percorso di sviluppo nei settori delle infrastrutture idriche, del fotovoltaico, della mobilità elettrica e dell’economia circolare. Le utilities possono svolgere un ruolo decisivo per l’auspicata ripartenza del Paese in chiave sostenibile”. 

In questo contesto, secondo Gola, fondamentale sarà l’impiego “efficace” dei fondi derivanti dal Recovery Fund, per la realizzazione di infrastrutture strategiche. “Acea, come primo operatore idrico in Italia, può svolgere un ruolo di rilievo in questo ambito, soprattutto nel Centro-Sud Italia, dove è necessario recuperare il divario infrastrutturale per una migliore gestione della risorsa a vantaggio dell’ambiente e della collettività. Ma anche il più ampio piano di interventi non sarà tuttavia totalmente efficace se parallelamente non si innesterà un cambiamento culturale. Un nuovo approccio, orientato all’efficienza e ad un alleggerimento della burocrazia che garantisca tempi certi e rapidi deve, infatti, essere necessariamente parte della strategia del nostro Paese e dell’Europa, in quanto essenziale alla messa a terra delle azioni da realizzare”, ha concluso il manager.

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