La visita in Grecia del premier Li Keqiang – la prima in questo Paese da quando il politico cinese è salito in carica nel 2013 – ha sortito effetti importanti, primo fra tutti la firma di una serie di accordi di cooperazione economica tra Cina e Grecia del valore di cinque miliardi di dollari. I trattati coprono varie aree, tra le quali l’export, i trasporti – marittimi, aerei e terrestri – e la cantieristica navale.
Quale sia il vantaggio della Grecia è evidente: procacciarsi investimenti stranieri per ridurre il debito pubblico e il tasso di disoccupazione, entrambi drammaticamente elevati. Ma anche la Cina ha il suo tornaconto, puntando a crearsi un punto d’accesso privilegiato sul Mediterraneo e sull’Europa a un costo conveniente.
L’intesa si configura dunque come un accordo di tipo “win-win”, nel quale non esistono perdenti ma solo vincitori. Se poi una delle due parti risulterà più vincitrice di un’altra, sarà il tempo a dirlo. Li Keqiang ha descritto il porto del Pireo – sul quale da tempo la Cina ha messo gli occhi – come una “perla nel Mediterraneo” e ha dichiarato che “potrebbe diventare uno dei più competitivi al mondo”.
Già dal 2008, del resto, la cinese Cosco (China Ocean Shipping Company), società di trasporti marittimi di proprietà statale, è presente nel Pireo, con un contratto di affitto a 35 anni per gestire e ampliare i due maggiori terminal per container del porto. Il nuovo accordo prevede invece che il Celeste Impero metta un capitale di 310 milioni di dollari per ristrutturare e ampliare il porto, progetto che necessita però l’approvazione dell’Unione Europea.
Il primo ministro greco Antonis Samaras, da parte sua, ha reso noto durante un’intervista che i cinesi sono interessati anche a una partecipazione negli aeroporti greci, e ha espresso il desiderio che il proprio Paese diventi un nodo di transito di primaria importanza per il traffico aereo. I trattati economici sono stati preceduti da uno scambio vicendevole di espressioni fiorite sulla grandezza della civiltà e della storia dei due popoli, greco e cinese, e sulla reciproca ammirazione per le rispettive tradizioni culturali.
In particolare, il premier Li ha detto che le diverse civiltà non sono altro che differenti cristallizzazioni dell’universale saggezza umana e che la Cina e la Grecia condividono alcuni tratti culturali, tra cui l’amore per la pace. Come non era difficile prevedere, l’accordo bilaterale non ha convinto l’opposizione, che ha accusato il governo di svendere “l’argento di famiglia” a un prezzo irrisorio.