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Accordo Whirlpool- Arçelik: l’antitrust inglese blocca tutto

L’antitrust inglese approfondisce le indagini sulla fusione tra Whirlpool e la turca Arcelik: ecco quanto può rendere molto complicata l’intera vicenda

Accordo Whirlpool- Arçelik: l’antitrust inglese blocca tutto

L’Antitrust inglese blocca la fusione tra Arçelik e Whirlpool: l’ennesimo esempio della vocazione britannica di mettersi di traverso quando si tratta di rompere le uova e non solo all’Europa e ai suoi business. L’autorità inglese antitrust (Competition and Markets Authority CMA) ha comunicato che l’accordo porterebbe una sostanziale diminuzione della libera concorrenza e danni ai consumatori. Perciò richiede maggiori approfondimenti facendo slittare tutto – come previsto – di mesi, a marzo 2024 per la seconda fase. Per punti, ecco quanto può rendere molto complicata l’intera vicenda.

  1. Anziché approvare o respingere, come si fa in questi casi, l’Authority ha preferito fare melina il che –sottolineano tutti – crea gravi problemi a un mercato in forte crisi, all’occupazione, e soprattutto alla vera libera concorrenza. Perché ad approfittare dell’inevitabile confusione sui mercati europei saranno i competitor asiatici, favoriti da dumping sociali, economici e ambientali. E questo è già cominciato.
  2. La proposta di acquisto da parte della società turca del business degli elettrodomestici di Whirlpool in Europa può bloccarsi. O venire ritirata. O essere confermata. Tre ipotesi tutte possibili.
  3. Le due società hanno risposto a muso duro che non c’è niente da approfondire. In sintesi, il gruppo Whirlpool (il Ceo Arçelik, Hakan Hamdi Bulgurlu, è in Asia) ha sottolineato che la possibile unione delle due attività porterà significativi vantaggi a tutti per l’attrattività dei brand, la sostenibilità della produzione e le innovazioni. “Siamo sicuri che la CMA arriverà alla stessa conclusione”. Sarà dura.
  4. Si, c’è la posizione dominante. La CMA non ha specificato in quali categorie ci sia da rivedere presenza, quote, vendite. In base a dati di mercato GFK, è vero che la quota totale delle due società con i loro brand Beko, Whirlpool, Indesit e Hotpoint diventa ampiamente dominante e proprio nella cosiddetta “pancia” del mercato, la più consistente, il lavaggio. L’industria manufatturiera inglese del settore non esiste più. Perché, come è noto, la Thatcher a suo tempo l’aveva distrutta, finanziarizzando l’economia in pochi mesi, come era accaduto per migliaia di produttori di ogni categoria. L’industria manifatturiera inglese del bianco, divenne così preda di americani e italiani. La CMA inglese non si è però è mai preoccupata di verificare lo strapotere sul mercato in tutti gli altri comparti della tecnologia domestica dei cinesi e dei coreani. Non essendo questi europei?
  5. Perché non è escluso che il compratore, il gruppo Arçelik, alle prese con periodi di attesa così lunghi, e con i problemi che sta creando la Cina proprio al gruppo, decida di ritirarsi dal percorso di acquisizione. Perché, tra l’altro, pochi hanno notato che l’autorità inglese parla anche di bloccare l’accordo – il 26 marzo – se la faccenda non si chiarisce con revisioni.
  6. La estrema vaghezza del diktat (non esiste una deadline definita su dove fare revisioni) e la stessa dilazione potrebbero inoltre rimandare anche la decisione che l’Antitrust europea dovrebbe prendere il 28 ottobre. Che senso ha imporre il blocco di tutte le attività su un mercato, quello inglese e di riflesso su tutta l’Europa, impraticabile per un gruppo, alle prese con complicatissime procedure di integrazione nemmeno avviate, attendere ancora mentre i mercati europei stanno degradandosi a ritmi di due cifre e i competitor asiatici che non sono frenati da normative regolatorie (fanno quello che vogliono, l’Europa non interviene mai), crescono portando via quote agli europei, compresa Electrolux?
  7. L’Autorità per la concorrenza e i mercati (CMA) ha affermato che la decisione per un’indagine di Fase 2 è stata presa dopo che le parti hanno informato l’autorità di regolamentazione che non avrebbero offerto alcun impegno per affrontare qualsiasi potenziale sostanziale riduzione della concorrenza nel Regno Unito a causa dell’accordo firmato. Difficile crederlo, perché subito aveva chiaramente lasciato trapelare dubbi e incertezze.

Che fa Midea?

Scomparsa temporaneamente dallo scenario europeo dopo la rinuncia a proseguire le trattative per l’eventuale acquisizione di Electrolux Emea, Midea non è affatto fuori dai giochi. Sta preparando infatti la sua quotazione alla borsa di Hong Kong (è già quotata a Shenzen) e da dichiarazioni rilasciate dai vertici alla stampa locale Midea ha le risorse e soprattutto le tecnologie più avanzate per diventare il n.1 mondiale degli elettrodomestici. Contendendo questa posizione alla Haier. Ecco perché intorno a Whirlpool e Electrolux si stanno agitando i due colossi cinesi che le incerte evoluzioni dei rapporti economici e politici tra Europa e Cina possono solo rallentare. Perché noi europei abbiamo trascurato una realtà; la competizione è durissima e estremamente costosa perché si svolge esclusivamente sul piano tecnologico con la Haier. Una guerra tra titani che, avendo come retroterra, giganteschi investimenti in R&D sul futuro della casa e dell’edificio smart, richiede di operare su mercati di dimensioni globali. Chi ha avuto l’opportunità di visitare il centro di ricerche centrale di Midea ha verificato una realtà avanti di molti anni rispetto a quella americana e europea. Gli unici competitor che possono disturbare i giganti cinesi sono eventualmente i chaebol coreani.

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