Nella notte, dopo una discussione durata 13 ore, il Consiglio Europeo ha trovato un insperato accordo sulla gestione dei flussi dei migranti. L’annuncio alle 4 e trenta di stamane ha avuto un’immediata eco sui mercati valutari: l’euro è in ripresa a 1,164 sul dollaro (+0,7%)
Una bozza elaborata sotto la regia italo-francese ha aperto lo spiraglio per un accordo, fondato su “centri chiusi” e “volontari” (come hanno preteso i Paesi dell’Est) nei quali distribuire gli immigrati che arrivano in Europa, sotto l’insegna Ue, non quella dei vari Paesi. In cambio, la Germania ottiene una soluzione sui movimenti secondari, scongiurando (forse) lo strappo della Csu con il governo Merkel. La Cancelliera è cauta: “Abbiamo ancora molto lavoro da fare”. L’intesa apre la strada ad un possibile accordo anche sugli altri dossier, dalla riforma del bilancio comunitario a nuove regole per l’Unione bancaria.
CONTE E MACRON CANTANO VITTORIA. CAUTA MERKEL
Il premier italiano Giuseppe Conte canta vittoria: “L’Italia non è più sola. È passato il principio che il tema della gestione dei flussi deve essere affrontato secondo un approccio più integrato che riguarda la dimensione esterna, quella interna e il controllo delle frontiere”.
Concorda Emmanuel Macron: “Molti predicevano un mancato accordo o il trionfo di soluzioni nazionali, invece abbiamo trovato soluzioni europee”.
Intesa anche sul rinnovo delle sanzioni economiche contro la Russia, altro segnale che l’Europa c’è ancora.
RIMBALZA SHANGHAI, RALLENTA IL PIL USA
Clima più disteso anche sugli altri fronti di crisi, ad una settimana dall’avvio delle sanzioni Usa contro la Cina, che dovrebbero prendere il via il prossimo 6 luglio.
L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen rimbalza dai minimi degli ultimi 13 mesi e sale dell’1,5%. Prende fiato lo yuan, a 6,61 su dollaro, dopo sette giorni consecutivi di ribasso. Hong Kong +1,1%.
La Borsa dell’India è in rialzo dello 0,3%, il cambio dollaro rupia, arrivato ieri sui massimi della storia, stamattina scende a 68,5.
L’indice MSCI Emerging Markets Currency, rettificato per tener conto delle valute, archivia oggi un trimestre nero: il calo da fine marzo è di quasi il 6%. Nello stesso periodo il dollaro è cresciuto del 5%.
Ma affiorano segnali di stanchezza nell’economia americana. Nel trimestre si è registrata la performance peggiore per quanto riguarda la spesa dei consumatori in quasi cinque anni. Il Pil è salito del +2% meno del 2,2% stimato dagli economisti.
Si manifestano così i primi dubbi sulla rotta della politica monetaria all’interno della Fed. James Bullard, della Fed di Saint Louis per esempio, ha detto ieri al Wall Street Journal che in questo momento, c’è il rischio di andare troppo avanti, continuando ad alzare i tassi secondo la traiettoria impostata. Eric Rosengren della Fed di Boston ha dichiarato che le banche devono cominciare a organizzarsi, in vista di un peggioramento dello scenario macroeconomico.
GLI STRESS TEST USA BOCCIANO DB, VINCOLI PER GOLDMAN SACHS
Deutsche Bank Usa non ha passato gli stress test della Fed a causa di “lacune nei controlli e nei livelli di capitale”. Il titolo della Banca tedesca perde l’1% negli scambi Usa. La Banca centrale ha imposto vincoli sulla distribuzione degli utili a Morgan Stanley e Goldman Sachs e ad altre quattro banche.
CICLONE AMAZON ENTRA IN FARMACIA. MEGA BUYBACK PER NIKE
Rimbalza Wall Street grazie soprattutto ai tecnologici (+1,1% l’indice di settore). I finanziari hanno finalmente interrotto la striscia negativa (13 sedute consecutive in rosso). Il Dow Jones è salito dello 0,37%, S&P 500 +0,58%. Meglio di tutti il Nasdaq (+0,77%).
Amazon (-1,36%) accelera sul fronte della Sanità dei farmaci. La società di Jeff Bezos ha acquistato PillPack, una farmacia online che offre medicine pre-dosate e consegne a domicilio. Accusano il colpo i Big del settore Walgreens Boot Alliance. La catena di farmacie guidata da Stefano Pessina perde il 9,9% nonostante l’ottima trimestrale, l’acquisizione del controllo dei negozi Rite Aid (ieri -11,1%) e un programma di buyback da 10 miliardi di dollari. Il concorrente Cvs lascia sul campo il 6,1%. Amazon ha anche annunciato che presto curerà direttamente la consegna dei pacchi ai clienti: Ups perde il 2,3%.
Balzo in avanti di Nike, +10,33% negli scambi after hours dopo la pubblicazione dei conti del trimestre e l’annuncio di un bu back per 15 miliardi di dollari.
Deutsche Bank Usa non ha passato gli stress test della Fed a causa di “lacune nei controlli e nei livelli di capitale”. Il titolo della banca tedesca perde l’1% negli scambi Usa. La banca centrale ha imposto vincoli sulla distribuzione degli utili a Morgan Stanley e Goldman Sachs.
Ma affiorano segnali di stanchezza nell’economia americana. Nel trimestre si è registrata la performance peggiore per quanto riguarda la spesa dei consumatori in quasi cinque anni.
Il Pil in proiezione annuale segna un +2% inferiore al 2,2% stimato dagli economisti. Il taglio delle tasse, del valore di 1.500 miliardi di dollari, diventato operativo a gennaio dovrebbe favorire la crescita economica nel secondo trimestre, avvicinandola al 3% su base annua fissato dall’amministrazione Trump.
IL PETROLIO AI MASSIMI DA 42 MESI. KEPLER PROMUOVE ENI
Il petrolio si avvia a chiudere una seconda settimana di forte spinta. Il Wti americano si è spinto oggi fino a 73,58 dollari il barile, prezzo che non vedeva dal 2014. Il Brent passa di mano a 78,10 dollari, sui massimi di giugno. Su questi livelli la settimana si chiuderebbe con un guadagno del 3% per il Brent e del 5,5% per il Wti americano. Ne consegue che il differenziale tra le due tipologie torna a chiudersi intorno ai 5 dollari, nei mesi scorsi aveva superato i 13 dollari.
Eni (+0,33%) si avvia a chiudere in controtendenza al mercato consolidando il brillante +2,8% di mercoledì. Kepler-Cheuvreux ha rafforzato il giudizio Buy, portando il target a 18,50 euro da 17 euro precedente.
Tonica anche Saipem (+1,3%), mentre Tenaris corregge di mezzo punto, dopo +5% della vigilia.
LISTINI EUROPEI IN FRENATA: MILANO -0,57%
Borse del vecchio Continente deboli ieri in attesa dell’esito del Consiglio Europeo, il più incerto e drammatico nella recente storia dell’eurozona, alle prese con la questione migranti, la riforma della governance e del bilancio oltre, non ultimo, ad un nuovo confronto (decisivo solo sulla carta) a proposito della Brexit. Le dichiarazioni rilasciate dai capi di stato, all’ingresso dei lavori, non hanno favorito ieri l’ottimismo. Al contrario, la fumata bianca di stanotte dovrebbe favorite una ripresa, specie se verrà confermata la tenuta del governo tedesco.
Milano (-0,58%) ha limitato i danni nel finale chiudendo a quota 21.432 su scambi per 1,8 miliardi, in calo rispetto ai 2,7 miliardi di mercoledì.
Accelera in misura leggermente superiore alle attese l’inflazione italiana di giugno, trainata soprattutto dall’aumento dei prezzi dei beni energetici. L’indice dei prezzi al consumo è aumentato di 0,3% su base mensile + 1,4% su base annua.
Deboli anche gli altri listini; Francoforte -1,39%, la più sensibile alle conseguenze dell’aumento dei dazi Usa, specie sull’auto. Perdite più contenute per Parigi (-0,97%), Madrid (-0,72%) e Londra, che ha chiuso quasi sulla parità.
BTP, IL TESORO FA IL PIENO ALL’ASTA
Successo con qualche ombra per l’asta dei titoli a medio-lungo termine.
Il Tesoro ha collocato 6,5 miliardi, cioè l’intero quantitativo offerto in Btp a 5 e 10 anni e in Ccteu in asta odierna con rendimenti in discesa dai massimi pluriennali fine maggio.
Il rendimento del decennale è sceso al 2,77%, al di sotto del 3% dell’anno precedente. Il 5 anni è stato emesso all’1,82%, In calo anche i Ccteu emessi per 2 miliardi di euro a un rendimento pari all’1,67%, contro il 2% di fine maggio
Nel pomeriggio sono stati collocati nella riapertura dell’asta presso gli specialisti altri 488 milioni di Btp e Ccteu. Sale al 60% la quota di funding 2018 già raggiunti dal ministero.
MA BLOOMBERG LANCIA UN WARNING: LA DOMANDA CALA
Tutto bene? Non proprio. Secondo un articolo di Bloomberg (“The Bond’s Market Warning to Italy”) la richiesta ha registrato un robusto calo: il bid-to cover del decennale è sceso a 1,26 volte da 1,48, di un mese fa. Per il 5 anni il bid to cover è sceso sui minimi da luglio del 2017 a 1,34.
“Non è stato un disastro – si legge nell’articolo di Bloomberg – ma la domanda per il debitore più prolifico dell’Europa è scesa a livelli bassi in modo preoccupante. Tale fattore complicherà gli sforzi del nuovo governo. Non c’è da sorprendersi, dunque, del fatto che i tassi italiani siano saliti, seppur in misura lieve dopo l’asta”.
Lo spread decennale è prima risalito a 254 punti base da 246, rendimento 2,82%, per poi tornare ad abbassarsi. Nelle battute finali siamo sui minimi della seduta a 244 punti base, rendimento 2,76%. Resta così alta la percezione del “rischio Italia”. Lo spread contro la Grecia si mantiene sul livello minimo dal 2009 a 114 punti base.
BANCHE, JP MORGAN LANCIA UNICREDIT
Il buon esito dell’asta ha comunque favorito il recupero dei titoli bancari settore che mostra una certa voglia di recupero dopo le recenti vendite. L’indice bancario italiano è salito dell’1,4% (lo Stoxx europeo-0,1%).
Ha guidato il rimbalzo Unicredit: +1,7% di nuovo sopra i 14 euro. Gli analisti di JP Morgan hanno limato leggermente il target price sul titolo portandolo a 20 euro da 21 euro, ovvero con un potenziale del 44% rispetto alla quotazione di ieri. Intesa -1,97% dopo che il broker Usa ha limato il target price da 3,3 a 3,1 euro. Ridotto anche il target di Banco Bpm+ 1,13% (da 2,9 a 2,8 euro), di Bper +0,9% (da 5,2 a 5 euro) e Ubi -0,03% (da 4,2 a 4 euro).
Generali (-0,80%) si accinge ad avviare colloqui in esclusiva con il gruppo assicurativo, Viridium, per la cessione del suo portafoglio vita tedesco del valore di 40 miliardi di euro
LA SCURE DEI DAZI SU AUTO E CHIP
Si fanno sentire su auto e tech le incognite sui dazi.
Ferrari perde il 2,4% dopo il rimbalzo in positivo degli ultimi giorni. La casa di Maranello potrebbe risentire di una guerra commerciale tra Usa ed Europa, considerato che gli Usa sono un mercato molto importante e che la produzione avviene esclusivamente in Italia
Scendono anche Cnh Industrial e Fca (-3,47%) in linea con il comparto automotive europeo (in calo del 2,5%).
Pesante Stm (-5%) tra tech deboli in tutta Europa, mentre negli Usa rimbalzano dopo la brutta chiusura di ieri. Pesano i timori che il comparto sia coinvolto nella battaglia commerciale sui dazi tra Usa e Cina dopo che il presidente Trump ha minacciato di limitare gli investimenti cinesi nelle società tecnologiche americane. Soffrono anche gli altri produttori di chip: Infineon, ASML, Micro Focus.
Insistono le vendite su Prysmian (-4,54%) a nuovi minimi che oggi ha fissato i termini dell’aumento di capitale da 500 milioni con un prezzo di emissione che prevede uno sconto del 25,82% sul prezzo teorico ex diritto (Terp).
STOP IN AUSTRALIA PER FINCANTIERI, ASTALDI FESTEGGIA IN TURCHIA
Fincantieri perde il 6,38% dopo che la gara per nove fregate destinate alla Marina militare australiana è stata vinta dalla concorrente Bae Systems.
Ei Towers (-4,75%) paga il downgrade di Banca Akros a neutral da accumulate.
In controtendenza Astaldi (+1,3%) dopo che il presidente Paolo Astaldi ha detto che i colloqui per la cessione della quota nel ponte sul Bosforo sono in fase avanzata.
IL REGISTA GENOVESE SALE IN LEONE FILM, UNA VODKA PER MASI
Leone Film Group, società di produzione e distribuzione cinematografica, potrebbe attirare oggi l’attenzione degli investitori. Il regista Paolo Genovese (l’autore di “Perfetti sconosciuti”) è salito al 2,98% del capitale per un corrispettivo di 509.498,10 euro.
Continua l’effetto vodka per Masi Agricola (+0,88%). Il produttore della Valpolicella, leader nell’Amarone, è stato premiato da Equita dopo l’accordo di importazione e distribuzione dei propri vini con Beluga, il più grosso produttore di vodka, che possiede anche una catena di circa 350 negozi a insegna “WineLab”, specializzati nel vino. Il broker ha incrementato il target price sul titolo da 4,3 a 4,6 euro, rating hold.
All’Aim continua il volo di Energica Motor, ieri +22%.