Il Governo ha annunciato una correzione sugli acconti Irpef per scongiurare aumenti nei versamenti di dipendenti e pensionati. La modifica arriva dopo l’allarme lanciato dai sindacati e dai Centri di Assistenza Fiscale (Caf), che avevano evidenziato il rischio di errori nei calcoli per il prossimo periodo fiscale. L’intervento, che prevede uno stanziamento di 250 milioni di euro, si inserisce nell’ambito della riforma fiscale in corso, destinata a semplificare il sistema delle imposte.
Ritorno al sistema a tre aliquote per gli acconti Irpef
La principale novità riguarda l’allineamento del calcolo degli acconti al sistema a tre aliquote introdotto dalla riforma dell’Irpef, eliminando la precedente impostazione a quattro aliquote prevista dal decreto legislativo del 2023. Inizialmente, il decreto stabiliva che per il biennio 2024-2025 gli acconti dovessero essere calcolati con il vecchio sistema, generando confusione e possibili errori. Il rischio era un disallineamento tra il calcolo delle imposte e quello degli acconti, con il pericolo di versamenti superiori al dovuto.
Con questa correzione, il Governo ha deciso di riportare tutto in linea con il nuovo sistema a tre aliquote, evitando che i contribuenti – in particolare lavoratori dipendenti e pensionati – si trovino a pagare più del necessario. Senza questa modifica, chi avesse versato un acconto eccessivo avrebbe dovuto attendere fino alla dichiarazione del 2026 per recuperare le somme versate in eccesso, con evidenti disagi.
Nota del ministero dell’Economia: chi paga davvero?
Il ministero dell’Economia ha emesso una nota ufficiale per chiarire il criterio di calcolo degli acconti 2025, specificando che saranno dovuti solo se la differenza tra l’imposta 2024 e le detrazioni, crediti d’imposta e ritenute d’acconto supera i 51,65 euro. In questi casi, il calcolo avverrà applicando le aliquote 2023.
In altre parole, l’acconto non sarà richiesto ai lavoratori dipendenti e pensionati senza altre fonti di reddito, risolvendo il rischio di un ingiustificato aumento del carico fiscale.
L’allarme della Cgil
La Cgil aveva segnalato il disallineamento tra il decreto fiscale e la legge di Bilancio: la delega fiscale introdusse l’Irpef a tre aliquote solo per il 2024, mentre la legge di Bilancio la stabilizzava già dal 2025. Questo cortocircuito normativo aveva creato incertezza sul calcolo degli acconti per il biennio 2024-2025.
Oltre alla correzione sugli acconti, la Cgil ha sollecitato una maggiore chiarezza nelle procedure fiscali, chiedendo al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e al viceministro Maurizio Leo di intervenire per rendere immediatamente operative le modifiche. In particolare, il sindacato ha chiesto che le nuove aliquote e detrazioni siano applicate direttamente nel calcolo degli acconti, evitando complicazioni nei versamenti. Se necessario, ha proposto l’uso del metodo previsionale, che consentirebbe ai contribuenti di ridurre o bloccare gli acconti non dovuti senza subire sanzioni.