Di fronte al rialzo dei prezzi di benzina e diesel alla pompa si riaccende lo scontro sulle accise, soprattutto per il costo che hanno sul prodotto finale. Senza contare le ultime dichiarazioni del ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso secondo cui “senza accise la nostra benzina costerebbe meno che nel resto d’Europa”: purtroppo non conta il prezzo industriale ma il prezzo alla pompa che diventa pesantissimo per il carico dell’imposta di consumo. Ma cosa sono? E quanto pesano le accise su benzina e diesel?
La storia delle accise
Le accise sui carburanti in Italia sono state introdotte nel 1935 per finanziare emergenze o guerre. La prima di queste imposte è servita appunto per finanziare la guerra di Etiopia per lire 1,90 (circa 0,00981 euro). Nel corso degli anni sono 19 le accise introdotte: 14 lire per la crisi di Suez nel 1956; 10 lire per la tragedia del Vajont nel 1963; 10 lire per far fronte all’alluvione di Firenze nel 1966 e altre 10 lire per il terremoto nel Belice nel 1968. Si sono aggiunte poi 99 lire per il terremoto del Friuli nel 1976; 75 lire per il terremoto in Irpinia nel 1980; 205 lire per la missione in Libano nel 1982 e 22 lire per la missione in Bosnia nel 1996. A cui si aggiungono gli aumenti per la ricostruzione dell’Aquila, per il terremoto in Emilia e il bonus gestori del 2014. Attualmente non paghiamo tutte queste accise: alcune sono state soppresse nel 1993. Ed è bene ricordare che dal 1995 sono state accorpate e non vanno più a finanziare una specifica attività, ma arricchiscono nel complesso le casse dello Stato.
Quanto pesano le accise su benzina e diesel?
Le accise vengono versate dai produttori, ma concretamente sono riversate integralmente nei prezzi finali, dunque, sono pagate dai consumatori. Ma quanto pensano le accise su benzina e diesel? Rispettivamente il 30% e il 34%. Il prezzo alla pompa è infatti composto da tre elementi: costo della materia prima, accise e Iva che nel nostro Paese è al 22%. Si tratta di numeri molto importanti, che rendono la tassazione sul carburante in Italia tra le più pesanti, se non la più pesante, nel Vecchio Continente. Un rapporto dell’Associazione Costruttori di Automobili, nel 2022, indica l’Italia come il Paese europeo con le più elevate accise sul diesel, mentre è il secondo per le accise applicate sul prezzo della benzina (il primo è l’Olanda).
Accise: perché il Governo non le taglia?
Tagliare le accise farebbe sì che i prezzi dei carburanti scendano, ma per lo Stato valgono oro. Rispetto da altri tipi di imposte garantiscono allo Stato di ottenere un gettito immediato. Secondo quanto comunicato dalla Ragioneria generale dello Stato, nel primo semestre del 2023 risulta “in aumento il gettito dell’accisa sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi (oli minerali) (+1,856 miliardi di euro, +20,3%) che si confronta con un livello di entrate del 2022 che incorporava gli effetti della riduzione delle aliquote di accisa disposte per il contenimento dei costi energetici”.
L’ultimo provvedimento per calmierare le tariffe è stato quello del governo Draghi: da marzo a novembre 2022 un taglio dell’accisa di 25 centesimi di euro al litro ovvero 30,5 centesimi di euro considerando l’Iva (sui carburanti l’Iva si calcola sul prezzo industriale più le accise).
Quanto costerebbe la benzina senza accise?
Secondo l’ultimo bollettino diffuso dalla Commissione europea, risalente al 10 agosto, l’Italia si trovava effettivamente al di sotto dei Paesi menzionati da Urso. Senza le imposte, in Italia la benzina costerebbe 0,852 euro al litro, contro una media europea di 0,869 euro. In Germania sarebbe a 0,877, in Francia a 0,900 e in Spagna a 0,915 euro al litro. Ed è effettivamente vero che – senza contare le accise – la benzina in Italia costerebbe meno che in altri Paesi, e anche meno della media Ue.
Ma la musica cambia se invece si includono anche le imposte. Sempre secondo il monitoraggio Eurostat, con le accise il prezzo medio in Italia era di 1,929 euro al litro. Al di sopra di Francia (1,910 euro), in Germania (1,904) euro e in Spagna (1,680 euro al litro). Non solo l’Italia si trovava nettamente sopra la media europea (1,801 euro al litro), ma era il terzo Paese in assoluto con i prezzi più alti dopo la Danimarca e Olanda.
E alla fine è il prezzo alla pompa di benzina a contare e non quello “depurato” dalle accise. Forse il ministro fa finta di dimenticarsene.