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Acciacchi e infermità: ecco le polizze per la vecchiaia

Cresce la diffusione, anche in Italia, delle polizze Long Term Care. Si tratta di strumenti assicurativi rivolti alle persone non più autosufficienti, ovvero incapaci di svolgere alcune delle principali azioni della loro vita quotidiana, che devono la loro crescente diffusione anche, se non soprattutto, ai profondi cambiamenti socio-demografici in corso.

Se in passato, infatti, era la famiglia ad occuparsi, economicamente e non solo, delle persone non autosufficienti, oggi, con la disoccupazione giovanile in preoccupante aumento e con l’allungamento sostanziale della vita media (secondo l’Istat, la popolazione italiano sarà composta al 33% da ultra 65enni nel 2030), una configurazione di questo genere non sempre è possibile. 

Le Long Term Care assicurano al cliente della polizza un assegno annuo oppure una prestazione di assistenza. La polizza non si attiva solamente quando la non autosufficienza è legata a un infortunio o a una malattia, ma anche quando essa è dovuta semplicemente alla vecchiaia.

I principali gruppi assicurativi offrono due tipi di polizze Ltc, quello ad accumulazione e quello a ripartizione. Nel primo caso è possibile accumulare un tesoretto nel corso degli anni, da cui la compagnia può attingere per pagare un capitale una tantum oppura una somma prefissata per tutto il periodo in cui si verifica la condizione di non autosufficienza. In tal caso la rendita, compresa solitamente tra i 500 e i 3.000 euro al mese, sarà in funzione di quanto versato negli anni dal cliente. 

Le polizze a ripartizione invece prevedono un premio annuo che coprirà l’eventuale non autosufficienza in quell’anno. In questo caso la compagnia si farà carico di tutte le spese socioassistenziali fino a una cifra massima mensile, per tutto il periodo nel quale sarà necessario. La cosa migliore, per il cliente, è ascegliere una copertura indicizzata all’inflazione.

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