Sarà per il gusto del rischio. O per una cultura di gestione dell’ imprevisto ancora poco diffusa. Ma in Italia esiste un potenziale inespresso di bisogni di protezione che, secondo gli esperti di Accenture, potrebbe tradursi in 90 miliardi di euro l’anno di premi assicurativi. E che emerge sempre più in un contesto di incertezza economica e di welfare da ridisegnare in una direzione più sostenibile. Tra le famiglie, sempre più in difficoltà nel gestire le spese impreviste. Ma anche tra le imprese. Insieme alla necessità di gestire per tutti in maniera più efficiente le pensioni, la sanità e la sicurezza.
“C’è una emergenza assicurativa nell’emergenza economica che investe oggi l’Italia”, rileva la società di consulenza. Che deve portare ad “avviare da subito un percorso di sviluppo del sistema Italia grazie a una generosa assunzione di responsabilità delle Compagnie assicurative, da completare con riforme strutturali, per un Paese più solido e sicuro”.
ECCO DOVE INTERVENIRE Cinque le principali aree da cui partire per intercettare i bisogni di protezione:
1) la previdenza integrativa, che non è ancora sufficientemente sviluppata, con le adesioni ferme al 23% dei lavoratori rispetto ad una media europea del 40%;
2) le spese sanitarie sostenute di tasca propria dai cittadini, che sono oltre l’80% della spesa sanitaria privata mentre sono meno del 70% in mercati similari in Europa;
3) il basso livello di protezione di un bene di rifugio come la casa, in Italia sono meno del 30% le famiglie assicurate rispetto ad oltre 70% della media europea;
4) La protezione della persona e del suo reddito, utilizzata dal 14% delle famiglie mentre si attesta oltre il 40% la media europea;
5) La protezione delle imprese, in particolare le Pmi, che risultano coperte mediamente per solo un terzo dei rischi effettivamente sostenuti: il rapporto premi corporate/ Pil Italia è pari a 0,9% rispetto a 1,5% in altri mercati.
“Le condizioni sono tutte presenti perché le assicurazioni svolgano anche in Italia un ruolo centrale a difesa di cittadini, imprese e Stato”, afferma Andrea Poggi, Executive Partner e Responsabile consulenza strategica di Accenture che ha riunito oggi a Milano i principali esponenti del mondo assicurativo italiano e delle istituzioni del settore in occasione della decima edizione dell’Insurance Day.
I NUMERI DELL’INDUSTRIA
Ma alle assicurazioni non si chiede, come è ovvio, un ruolo da cavaliere bianco. Si tratta, invece, di un’opportunità per l’industria in un contesto “in cui le compagnie assicurative hanno crescita incerta e redditività in contrazione e la distribuzione assicurativa mostra una sostenibilità economica a rischio”.
Questi i numeri del settore nell’analisi di Accenture (elaborazione su dati Ania-Swiss Re). Il mercato assicurativo italiano proviene da un biennio 2008-2010 di sensibile crescita sotto il profilo dei volumi intermediati (con un tasso di crescita annuo composto pari a circa il 17%). Ciò si deve alla spinta propulsiva dei ramo vita (+28,5%) capace, nel periodo di “incertezza” e con il forte contributo del canale bancario, di intercettare i flussi finanziari delle famiglie. Più problematica, invece, è stata la situazione sotto il profilo della redditività che, per due anni, è stata negativa (risultato di esercizio del settore negativo per quasi 2 mld € nel 2008 e di 726 milioni nel 2010) per via sia di problemi sotto il profilo tecnico (CoR Danni stabilmente sopra quota 100 nel biennio 2009-10, boom dei riscatti vita nel 2008) che per l’impatto della gestione finanziaria durante la crisi.
Per quanto riguarda l’anno in corso, i dati del primo semestre mostrano un’ inversione di tendenza rispetto al biennio 2008 – 2010. Il tradizionale motore di crescita del mercato assicurativo, il business Vita, sembra essersi arrestato (-31,1% nella nuova produzione vita nei primi sette mesi del 2011 rispetto all’omologo periodo dello scorso anno); il business Danni conferma l’impossibilità di trainare le dinamiche del mercato, seppur in moderata crescita grazie alla spinta degli adeguamenti tariffari sull’auto e con una gestione tecnica in miglioramento (-3,3 p.p. nel combined ratio rispetto al primo semestre 2010 con il ritorno sotto “quota 100”, considerando un panel di primari operatori del settore).
Nella situazione di “stabile incertezza” a livello macroeconomico che viviamo, è sempre più difficile prevedere gli andamenti di mercato – afferma Poggi – e stimare gli effetti di questo contesto sul mercato assicurativo. E’ presumibile aspettarsi che questa ulteriore crisi potrà avere per il 2011 un impatto aggravante a livello di redditività, per esempio a causa di svalutazioni sui titoli di Stato di Paesi a rischio in portafoglio e dei possibili riscatti massivi dei clienti Vita. Sono invece da capire gli sviluppi in termini di volumi intermediati. La situazione è difficile ma lo sarà ancor di più se nulla sarà fatto. Ma in questo scenario di discontinuità e di emergenza si possono cogliere notevoli opportunità sia per il sistema assicurativo italiano che per l’intero sistema Paese”.
Ma come? Il sistema assicurativo italiano, è la strada indicata da Accenture, dovrebbe contribuire a soddisfare diversamente il bisogno di protezione urgente riducendo sprechi e rischi. Un obiettivo indirizzabile attraverso azioni industriali sulle tradizionali leve del business assicurativo, in particolare: l’evoluzione del modello distributivo, l’offerta di soluzioni facili da comprendere, modulari e standardizzate, per i più ampi segmenti di clientela e il miglioramento del servizio al cliente.