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Accadde oggi: tra il 13 e il 15 febbraio 1945 ci fu la distruzione di Dresda e dei civili ma Gaza non è la stessa cosa

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Tra 13 e il 15 febbraio 1945 più di mille aerei alleati inglesi e americani rasero al suolo Dresda, la ‘’Firenze’’ tedesca. Le date sono significative: due giorni prima, l’11 febbraio si era conclusa la Conferenza di Yalta; pochi mesi, dopo l’8 maggio, cessano le ostilità dopo la resa della Germania. In quella città non c’era alcun obiettivo di carattere militare, era però un centro di transito degli aiuti che gli alleati fornivano all’Armata rossa che già avanzava in Germania.

Un bombardamento appositamente rivolto alla popolazione civile

Fino all’autunno del 1944 la zona di Dresda era rimasta al di fuori del raggio di azione dei bombardieri degli Alleati. Ma all’inizio del 1945 si era posto il problema di fornire un appoggio all’avanzata sovietica. Quello di febbraio fu un bombardamento spietato appositamente rivolto contro la popolazione civile che venne colpita persino nei rifugi con ordigni incendiari. Non si è mai saputo quante siano state le vittime di quella spietata azione militare. La popolazione di Dresda nel 1939 contava circa 642mila abitanti, ma in città erano confluiti carovane di profughi che fuggivano dai russi e che pensavano di trovare a Dresda un rifugio più sicuro. Alcune fonti sostennero che i rifugiati fossero fino a 200mila. Quel che è certo è che si ritrovarono cadaveri fino agli anni Sessanta.

Desda aveva centri architettonici e capolavori d’arte

Dresda, poi, nel dopoguerra finì nella DDR, per cui la ricostruzione si realizzò molto lentamente, fino ad un maggior impulso dopo la riunificazione. Ma la bellezza di Dresda, centro di tesori architettonici e capolavori dell’arte non è mai stata completamente recuperata. Alle 21.51 del 13 febbraio (era ‘’martedì grasso’’ anche allora) suonò l’allarme antiaereo e gli abitanti di Dresda si precipitarono nelle cantine delle loro case o nei pochi bunker ancora operativi. In soli otto minuti i bombardieri scatenarono il loro fatidico “carico”. Le bombe esplosive distrussero tutti i tetti, le porte e le finestre, creando una corrente d’aria che alimentò gli incendi, i quali si propagarono per la città grazie alle bombe incendiarie.

La seconda ondata di attacchi su Dresda iniziò all’1.23 del giorno dopo. Senza elettricità, le sirene dovevano essere azionate manualmente. A quell’ora l’incendio in città era così terrificante che poteva essere visto da cento chilometri di distanza; la colonna di fumo saliva fino a 4.600 metri. Le operazioni di spegnimento dovettero essere interrotte e le alte temperature fusero il vetro e il metallo. Gli abitanti della città morirono ustionati dallo shock termico e soffocati nei rifugi dai fumi della combustione o dalla mancanza di ossigeno. Una terza ondata di aerei, nota come Plate Rack, composta da 254 bombardieri Lancaster carichi di cinquecento tonnellate di materiale esplosivo, tra cui le famose bombe blockbuster da due tonnellate, così chiamate per la loro capacità di distruggere un intero isolato, sorvolò Dresda per sganciare il suo micidiale carico, abbattendo i pochi edifici rimasti in piedi.

Nel 1949 in memoria della strage nacque la IV Convenzione di Ginevra

Le rovine di Dresda restano in fiamme per più di una settimana. Del resto, prima che i nazisti perdessero il dominio dei cieli dal settembre del 1940 al maggio del 1941 Londra venne bombardata per 71 volte da centinaia di aerei. Memori di queste tragedie, nel 1949 venne stipulata la IV Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra. Ma purtroppo abbiamo avuto troppi casi in cui queste salvaguardie non sono state garantite o anche solo adeguate.

Oggi vi è una particolare attenzione per gli abitanti della Striscia di Gaza che sembrano essere (parafrasando George Orwell) più ‘’civili’’ di quanti si sono trovati o sono tuttora vittime di guerre ed aggressioni. Vi è però una differenza sostanziale tra i casi che abbiamo ricordato nel contesto della Seconda guerra mondiale, quando l’obiettivo era proprio la popolazione civile allo scopo di fiaccare la resistenza del nemico e il coinvolgimento di persone protette dalla Convenzione come ‘’effetto collaterale’’ del conflitto stesso, soprattutto quando le persone protette, cioè i civili, diventano degli ‘’scudi umani’’ delle forze combattenti. Per inciso, ricordiamo che l’articolo 34 vieta la cattura di ostaggi.

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Categories: Politica